Olimpiadi e PNRR le prossime sfide
EUROPA INTORNO A NOI LEGALITÀ

Olimpiadi e PNRR, le sfide per Milano e l’Italia

DAVID GENTILI – ILARIA RAMONI

Milano, la Lombardia e l’Italia tutta, nei prossimi anni sarà al centro di importanti investimenti e cambiamenti territoriali. Se non gestiti adeguatamente e con una lungimiranza a tratti visionaria rischieranno da un lato di favorire investimenti criminali e dall’altro di abbassare ulteriormente l’attenzione verso l’ambiente.

A nostro avviso tre sono almeno le questioni su cui dovremo porre maggiormente l’attenzione:

  • il rapporto tra le recenti modifiche in tema di Informativa antimafia e il PNRR;
  • la soluzione della vexata quaestio dei “paradisi fiscali”;
  • il ruolo dell’Europa e dei Comuni e la regolamentazione dei lavori per le prossime Olimpiadi invernali a Milano.

Qui di seguito, con tutti i limiti che una breve trattazione porta con sé, proveremo a fornire spunti di riflessione e a proporre buone prassi.

La riforma dell’Informativa antimafia e il PNRR

Negli ultimi due anni, sono state emesse 21 interdittive antimafia. Hanno investito svariati settori economici e commerciali: sale bingo, autodemolizioni, attività di ristorazione, pompe funebri, attività commerciali. I provvedimenti interdittivi emessi hanno tutti retto il vaglio giudiziario sia del TAR, che del Consiglio di Stato, con conferme della legittimità dei provvedimenti emessi nel 100% dei casi“.
Così il Prefetto di Lecco, Castrese De Rosa, ampiamente citato anche nell’ultima Relazione Semestrale della DIA.

In Lombardia i suoi uffici hanno il record di interdittive. Nel periodo di interesse dell’ultima Relazione semestrale della DIA, da gennaio a giugno 2021, sono undici i provvedimenti interdittivi emessi dalla Prefettura di Lecco. Per dare un’idea, sette sono quelli emessi da quella di Bergamo, sei da Mantova, e solamente tre da quelle di Varese e di Milano. In tutta Italia nel primo semestre del 2021 sono state emesse 445 interdittive. Quasi il doppio rispetto all’intero 2018.

Se si valutano anche il livello dei presupposti che devono sussistere per la loro emissione e i soggetti che vengono colpiti in Lombardia, si può ragionevolmente ritenere che le interdittive dimostrino la consistenza dell’infiltrazione della criminalità organizzata calabrese nell’economia lombarda. Le informative, tra l’altro, occorre sottolineare, si possono anche adottare nei confronti degli esercizi pubblici e non solo negli appalti pubblici soprasoglia comunitaria.

È indubbio che le interdittive sono sempre state deflagranti. Hanno fortemente contribuito a salvare Expo 2015 per esempio. Infatti una volta emerso il tentativo di infiltrazione mafiosa, l’azienda che lo facilitava o lo subiva veniva esclusa dalla partecipazione ad appalti pubblici. Ora vedremo cosa accadrà. La recente riforma, quantomeno dalla sua lettura, ne ha depotenziato l’impatto e proprio all’indomani della pubblicazione del D. L. del 6 novembre 2021, “Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose”.

Novità della normativa antimafia

Le principali novità introdotte nel CODICE ANTIMAFIA sono le seguenti:

  • Contraddittorio nel procedimento;
  • Prevenzione collaborativa.

Pare strano però che proprio nel momento in cui arrivano i fondi del PNRR e proprio nel momento di massima attenzione al rischio di infiltrazioni mafiose, l’ago della bilancia pare spostarsi verso la tutela delle aziende. Tutela legittima, ovviamente, se non rischia di agevolare le realtà contigue alla criminalità organizzata.

La prevenzione collaborativa può essere decisa dal prefetto quando accerta che i tentativi di infiltrazione mafiosa sono riconducibili a situazioni di agevolazione occasionale. In questo caso sembrerebbe che l’informativa antimafia non venga emessa. È invece previsto un serrato scambio di richieste e di documentazione grazie al quale la prefettura monitorerà l’azienda per minimo sei mesi, massimo un anno. Al termine di questo periodo dovrebbe venire presa una decisione definitiva in merito alle sorti aziendali.

Il rischio che vediamo è che la prevenzione collaborativa possa scattare in ogni procedura già avviata, laddove si intraveda anche solo la possibilità dell’applicazione di un’interdittiva.

Anche perché è lecito ritenere che una società, e i suoi vertici, qualora agevolino l’organizzazione criminale mafiosa direttamente e permanentemente, e non saltuariamente, debbano essere sottoposti ad altro genere di misure anche di natura penale. Pensare che un’interdittiva, provvedimento peraltro di natura amministrativa, venga emessa “solamente” a causa dei reati spia quando non viene ravvisata l’agevolazione saltuaria all’organizzazione mafiosa sembra altamente improbabile.

La Prevenzione collaborativa e il Contraddittorio

Possiamo sostenere con buona certezza che tutte le procedure che prima della novella normativa avrebbero prodotto un’informativa antimafia, ora avvieranno una misura, la Prevenzione collaborativa. Questa prevederà uno scambio costante di documentazione, che monitorerà l’azienda e che potrà durare per un anno. Un periodo durante il quale l’azienda sarà già in cantiere. Prima della riforma dello scorso novembre, invece, l’azienda che subiva un’interdittiva cessava immediatamente di lavorare. In alternativa, laddove fosse giunta l’interdittiva nei termini previsti, l’aggiudicazione sarebbe stata assegnata al secondo classificato. La concessione non sarebbe stata sottoscritta e l’attività commerciale sarebbe stata interrotta.

Il Contraddittorio, invece, altra novità introdotta dalla riforma, si applica quando si ritengano sussistenti i presupposti per l’adozione dell’informazione antimafia interdittiva ovvero per procedere all’applicazione della nuova prevenzione collaborativa e non ricorrano particolari esigenze di celerità del procedimento. E fin qui, in linea teorica la ratio sarebbe anche giusta.

In buona sostanza, però, mentre la prefettura prima del 6 novembre scorso avrebbe emesso l’interdittiva e basta. Ora dovrà dare tempestiva comunicazione al soggetto interessato, indicando gli elementi sintomatici dei tentativi di infiltrazione mafiosa. A questo punto verranno assegnati venti giorni per presentare osservazioni scritte, eventualmente corredate da documenti, nonché per richiedere l’audizione. Potranno passare fino a sessanta giorni per la conclusione del contraddittorio. Termine, peraltro, non perentorio.

Quindi potrebbe essere rimandato per più di un anno il provvedimento interdittivo che invece, un tempo, sarebbe stato emesso immediatamente con gli effetti che abbiamo descritto sopra.

Gli effetti della riforma ovviamente li vedremo nei prossimi mesi. Parrebbe in effetti quasi impossibile evidenziarli da subito anche solo per il fatto che prima i numeri emergevano nitidamente. Oggi invece avremo delle aziende che al posto di subire un’esclusione dall’appalto avvieranno una lunga interlocuzione con la Prefettura per sua natura totalmente sottotraccia.

Gli investimenti internazionali

L’informativa, però, non funziona sempre. Quando ad entrare in campo sono i grandi fondi internazionali il piano si sposta. In questi casi non si tratta di selezionare le aziende sane nel ciclo dei rifiuti. Non si tratta neanche di chiudere il ristorante strumento di riciclaggio o di evitare che la guardiania in quel cantiere la faccia un’azienda che subisce o favorisce le infiltrazioni mafiose.

Qui è il caso di strutture societarie complesse, SGR (Società di Gestione del Risparmio) e Fondi di investimento, con sede in paradisi di opacità. Sono operazioni costruite ad arte per allontanare i reali proprietari di quelle risorse economiche dall’oggetto di investimento. Il frontman è sempre il gestore del fondo e spesso una persona che non si fa domande, riceve i soldi e li investe.

Nel luglio 2021 la Commissione europea ha presentato un ambizioso pacchetto di proposte legislative per rafforzare le norme dell’UE in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo. Viene proposta anche la creazione di una nuova autorità per combattere il riciclaggio di denaro e Milano. Per la sua ovvia posizione strategica, potrebbe candidarsi per esserne la sede.

L’intervento europeo e gli enti locali

Il pacchetto legislativo sarà discusso dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Può essere un ottimo veicolo per mettere al centro la Pubblica Amministrazione e le città nel contrasto al riciclaggio internazionale.

La battaglia si svolge anche lì. Ora finalmente anche in Italia vedrà la luce il registro dei titolari effettivi. Nel Regolamento Europeo la mancata comunicazione dei titolari effettivi può essere causa di esclusione dall’ottenimento di fondi PNRR. Si auspica che anche il Codice dei Contratti italiano, proprio in questi mesi da riformare, possa contemplare una norma simile per tutti gli appalti.

Ma la vera battaglia è contro i Paradisi fiscali. I Paradisi di opacità. L’Europa può coprire con uno scudo normativo lo sforzo di tutelare la libera e sana concorrenza di mercato contro i grandi riciclatori internazionali. Deve dare la possibilità ai Comuni di rifiutare gli investimenti da enti la cui complessità e opacità rende impossibile sapere con certezza chi siano i titolari effettivi o, comunque, poter verificare la veridicità degli atti depositati.

Un principio che auspichiamo venga inserito in una prossima direttiva europea antiriciclaggio.

Ora un istituto di credito può rifiutare di aprire un conto a una persona che non giustifica adeguatamente come è giunto in possesso della somma che vuole depositare e chi siano i beneficiari ultimi di quella operazione. Gli Enti locali non possono fare l’adeguata verifica. Un Comune non può rifiutare un investimento nemmeno quando non riesce a verificare quanto dichiarato, neanche quando la controparte non dichiara neppure il proprio reale proprietario. Nell’imminente riforma del Codice dei contratti pubblici, almeno, questo secondo principio sacrosanto dovrebbe essere inserito tra le cause di esclusione.

Le Olimpiadi invernali

Quindi diciamo che già si è perso tempo…, i lavori di bonifica sono già in parte operati e non c’è altro tempo da perdere. Il messaggio che mi sento di dare a tutti voi è che non c’è altro tempo da perdere!
Così Alessandra Dolci, coordinatrice della DDA milanese, concludendo il suo intervento durante la seduta a Milano delle commissioni consiliari congiunte Antimafia-Olimpiadi del 27 aprile scorso. La dottoressa Dolci si riferisce ai lavori già compiuti nelle aree di Porta Romana e di Santa Giulia. In queste aree si prepara il terreno per costruire il Villaggio Olimpico e il PalaItalia che ospiterà i tornei sul ghiaccio.

A differenza di Expo e delle opere connesse (M4, M5, Brebemi, Zara Expo, TEEM, Darsena e Vie d’Acqua), per i giochi olimpici che inizieranno tra 4 anni, nessun protocollo di legalità è stato ancora sottoscritto.

Le Olimpiadi a confronto con Expo

Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano ai tempi dell’esposizione universale, stimò il valore dei contratti che rischiavano di andare alle aziende oggetto di tentativi di infiltrazione mafiosa. Erano pari a 200 milioni di euro. Il calcolo è il risultato per difetto e al netto delle indagini per corruzione.

Gli accordi per preservare il denaro pubblico siglati da Assimpredil, Assolombarda, Direzione territoriale del lavoro di Milano, Organizzazioni Sindacali (CGIL, CISL, UIL, FILLEA CGIL, FILCA CISL e FENEAL UIL), con la regia di Palazzo Diotti e della DIA, ebbero indiscutibilmente successo. Dodici gli articoli che imponevano quanto segue:

  • l’informazione antimafia generalizzata e per qualsiasi cifra;
  • controllo degli accessi ai cantieri tramite badge settimanale di cantiere;
  • piattaforma informatica sulla quale caricare i dati delle aziende appaltanti e i dati di accesso ai cantieri;
  • obbligo di denuncia di ogni tentativo di estorsione;
  • intimidazione o richiesta di tangenti pena esclusione o commissariamento;
  • accordo tra Polizie locali per controlli puntuali sui camion in uscita dai cantieri.

A differenza di Expo, aspetto che alcuni considerano dirimente, per le olimpiadi le opere saranno costruite da privati con fondi apparentemente privati. Questi sono frutto di una contrattazione a monte degli accordi di programma che ha pesato economicamente tutti gli aspetti legati allo sviluppo urbano di quelle aree. Milano Santa Giulia Spa (MSG) ha firmato la variante dell’accordo di Programma per Santa Giulia, che prevede la costruzione del PalaItalia.

Il Fondo Porta Romana (Coima Sgr, più Covivio, più Prada Holding), ha acquistato l’area ferroviaria dismessa da Sistemi Urbani avendo l’obbligo di costruire il Villaggio Olimpico.

Una soluzione immediata

Ad agosto 2021, la Commissione Antimafia del Comune di Milano audì chi, attualmente, possiede l’area su cui sorgerà il PalaItalia ovvero Milano Santa Giulia Spa. All’epoca diede ottime garanzie, sia sul controllo all’accesso dei mezzi e degli uomini nei cantieri, sia sull’uso sistematico per le categorie più a rischio delle aziende iscritte alla White List della Prefettura.
Ora, però, parrebbe che Milano Santa Giulia S.p.A. abbia formalizzato la cessione dell’area su cui sorgerà il PalaItalia a EVD Milan. Sarà la filiale italiana della CTS Eventim a costruirlo.

Tutto vanificato dunque? Come potranno le attenzioni di Milano Santa Giulia S.p.A. riverberarsi su EVD Milan? Che certezze abbiamo?

Tornando al tema dell’ancora mancante protocollo di legalità per le prossime Olimpiadi invernali, si fa presente che una soluzione “a portata di mano” c’era e c’è ancora. Si tratta del protocollo sottoscritto il 4 agosto 2021 dal Ministero dell’Interno e da ANCE, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili. Questo accordo sarebbe il primo a essere concluso a seguito dell’introduzione nel CODICE ANTIMAFIA (per effetto dell’art. 3 del D.L. n. 76/2020 «Decreto semplificazioni») dell’art. 83 bis.

Cosa possono fare i privati

È prevista l’estensione delle verifiche antimafia anche su richiesta dei privati. Quindi si includono anche opere private, svincolate da fondi pubblici, come parrebbero essere quelle relative alle Olimpiadi invernali del 2026.

Anche i privati, che sottoscriveranno il testo, potranno, tramite le Associazioni Territoriali dell’ANCE, consultare la Banca Dati Nazionale Unica Antimafia (BDNA). Fino a ora solo le pubbliche amministrazioni, gli enti e le aziende partecipate, i concessionari di lavori o di servizi pubblici, potevano accedervi e ottenere la documentazione antimafia.

Gli obblighi delle aziende che lo sottoscrivono saranno, di fatto due e li possiamo considerare di grandissimo rilievo:

  • stipulare contratti e subcontratti aventi ad oggetto attività «a rischio» solo con soggetti iscritti in white list, o in caso di mancata iscrizione, previa verifica della documentazione antimafia liberatoria acquisita dalla BDNA (Banca Dati nazionale Unica per la documentazione Antimafia);
  • inserire nei contratti con fornitori/subappaltatori che svolgono attività «a rischio» apposite clausole risolutive, con obbligo di recesso in caso di interdittiva successiva alla stipulazione del contratto

Se si applicasse questo Protocollo o se ne sottoscrivesse uno che da questo prenda spunto, sarebbe di grandissima utilità per tutelare il più in fretta possibile e in maniera efficace l’immagine della città di Milano e dell’intero Paese. Sarebbe tutelato anche il livello reputazionale degli stessi player privati che per la riuscita delle Olimpiadi Invernali di Milano stanno lavorando da mesi.


Per maggiori approfondimenti su questi temi leggi il libro IL GIRO DEI SOLDI.