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CITTÀ E CITTADINI

Modello Milano e una geostrategia per la ripresa

ALBERTO BORTOLOTTI vice presidente ordine degli architetti di milano 

Il Modello Milano e una geostrategia per la ripresa sono utili risorse dopo il clima di incertezza generato dalla pandemia da Covid-19 che ha avuto effetti negativi sulla connettività internazionale. La considerevole riduzione delle tratte aeree1 e in generale degli investimenti legati alle infrastrutture di trasporto hanno visto solo un’ottimizzazione del comparto logistico legato al commercio dei beni2. Questo ha inficiato su ciò che è universalmente considerato come uno degli aspetti più positivi della mondializzazione, ovvero l’interconnessione tra le città e i territori del mondo. 

Non è ancora quantificabile la profondità della frattura generata dal Covid-19, tuttavia il colpo più pesante è stato assestato a quelle metropoli in ascesa che si apprestavano a consolidare la propria dimensione internazionale3. Dalla caduta del sistema bipolare e il conseguente arrivo del capitalismo politico4 sono state le città mondiali a incamerare una grande quantità di capitale finanziario. Era un processo che permetteva parallelamente la sua facile movimentazione tra le principali piazze d’affari del pianeta5. Come precisa infatti Neil Brenner il rescaling di Stato-nazione e città-regione è stato determinante per la competitività degli Stati6 negli anni ’10 del XXI secolo. Se questo paradigma permarrà lo capiremo solo nei prossimi anni.

Le trasformazioni sociali dell’ultimo periodo

Va anche seriamente considerata la trasformazione sociale che la pandemia ha generato in termini di aspettative di vita. In Italia, il dibattito intorno al rilancio dei borghi7, la sensibile accentuazione dello smart working, con il conseguente svuotamento di hotel, università e uffici, hanno intaccato l’attrattività delle città. È accaduto soprattutto in cui casi che puntavano ad assumere definitivamente lo status di città-regione. Il Capoluogo lombardo, attraverso la codificazione di quel suo “modello”8, non è immune da questo trend negativo. 

Il Modello Milano a livello internazionale

Eppure la proiezione internazionale di Milano negli anni post-EXPO, rafforzata dalla distrettualità in formazione che concatena Merlata-MIND-Fiera e dai Giochi Olimpici Milano-Cortina 2026 potrebbe aver consolidato la dimensione di Milano come città-regione in un punto di non ritorno. In questo senso, è stato forse il dibattito intorno al concetto di “Modello Milano” ad aver alimentato maggiormente un modus operandi di successo, il quale, sebbene non sia replicabile come sostenuto da diversi osservatori9 ha il grande merito di saldare il paradigma di sviluppo delle città alle grandi trasformazioni urbane, definendo parallelamente un immaginario che vede nell’architettura contemporanea il proprio motore di ricostruzione. Sicché proprio un rilancio della discussione sul “Modello Milano” potrebbe rappresentare l’ossatura iniziale per la ripresa, di concerto con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, una geostrategia capace di spaziare tra l’urbanistica, la sostenibilità ambientale e i comparti dell’informatica e della finanza in un quadro di rinnovata comunità collaborativa10 tipicamente ambrosiana. 

Milano oltre i confini della città metropolitana

In questa fase Milano non può infatti permettersi di contare soltanto sulle risorse economiche e sociali ubicate entro i confini amministrativi della Città Metropolitana, affinché la prosperità urbana venga consolidata è necessario porre al centro dell’agenda politica una strategia che contempli. Da un lato si crea una nuova alleanza con il sistema funzionale urbano limitrofo e, dall’altro, una strategia di scala internazionale che, facendo leva su memorandum e investimenti, tuteli il proprio ruolo di player mondiale, come avvenuto con la piattaforma C-4011. In particolare, è fondamentale che negli scenari della Belt and Road Initiative12 e nel riassetto economico europeo post-Brexit13 la città conservi una posizione di ingaggio favorevole alla competitività, così da poter continuare ad attrarre risorse conoscitive ed economiche, nonostante il complesso scenario di rivalità geostrategiche e tecnologiche che caratterizza il mondo d’oggi14.

Gli esempi virtuosi di trasformazione urbana

Nonostante vengano talvolta sollevate criticità circa il place-making dei grandi interventi milanesi, non mancano esempi virtuosi di trasformazione urbana, come in quella di UpTown guidata da EuroMilano. La sostenibilità ambientale garantita dall’innovazione tecnologica viene accompagnata da una sapiente valorizzazione della mixité sociale e degli spazi pubblici condivisi15. Perciò non deve spaventarci la proiezione internazionale del Capoluogo ambrosiano, piuttosto dovremmo porre maggiore attenzione alla governance dei processi, alla prospettiva transcalare della città16. È importante affrontare le trasformazioni con maggiori sinergie d’intenti tra operatori della filiera e i vari livelli della pubblica amministrazione, continuando a ricercare le opportunità internazionali di crescita. 

Le grandi e recenti trasformazioni

In questo senso, l’importanza di osservare le grandi trasformazioni urbane recenti come casi esemplari di studio può essere utile alla comprensione del reale paradigma di sviluppo della città, condensato nel concetto di “Modello Milano”. Una parte rilevante dei processi di sviluppo è intrinsecamente plasmato dall’urbanizzazione e dalla spazializzazione prodotta dagli stessi interventi. È da sottolineare come le grandi trasformazioni urbane abbiano un impatto significativamente positivo nella competitività internazionale delle città. Questo avviene a prescindere dall’attore regista dell’operazione che può essere sia pubblico sia privato, come avvenuto nelle esperienze londinesi e parigine17 o in una logica di compenetrazione tra logiche pubbliche e private come in quella milanese18.

Le politiche urbane accanto ai grandi interventi

Ai grandi interventi va accompagnato un quadro di politiche urbane integrate tese a generare un ecosistema virtuoso, contemplando le sfide della sostenibilità ambientale improntate alla de-carbonizzazione delle aree a maggiore densità insediativa. È necessario favorire azioni come l’utilizzo temporaneo di aree libere e dismesse, la riappropriazione di spazi originariamente destinati alla sosta delle automobili19, l’implementazione dell’urbanistica tattica e l’estensione dell’infrastruttura di trasporto elettrica e ciclabile in modalità sharing e privata. 

In conclusione, se la città e le sue dinamiche rimarranno al centro dei riassetti che intrecciano processi globali, regionali e locali20, economici e politici, allora la prospettiva di Milano come hub internazionale e al contempo come città fulcro all’interno di una global city-region21 di scala macroregionale può divenire il perno di una narrazione che problematizza e risolve il dibattito stesso di “Modello Milano”. 


1 Si veda l’analisi redatta da OECD «Covid19 and the aviation industry: impact and policy responses», 15.10.2020.
2 J. Harris, How Amazon became a pandemic giant – and why that could be threat to us all, The Guardian, Londra 18/11/2020.
3 P. Taylor, B. Derudder, P. Saey, F. Witlox, Cities in globalization. Practices, policies and theories, Routledge, Londra 2007.
4 A. Aresu, Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina, La Nave di Teseo, Milano 2020.
5 D. Harvey, Spaces of Capital: Towards a Critical Geography, Routledge, Londra 2001. 
6 N. Brenner, New State Spaces. Urban governance and the Rescaling of Statehood, Oxford University Press, New York 2004.
7 A. Bortolotti, Un’alleanza tra città e territorio per il futuro dell’abitare. Intervista a Stefano Boeri, Pandora Rivista 2/2020, Bologna 2020.
8 A. Bortolotti, “Modello Milano”? Una ricerca su alcune grandi trasformazioni urbane recenti, Maggioli, Santarcangelo di Romagna 2020.
9 Si vedano le interviste a Giampiero Borghini (il Foglio) e Alessandro Alfieri (Affari Italiani) a cura di Fabio Massa. 
10 G. Sala, Società: per azioni, Einaudi, Torino 2020. 
11 Si veda la recente nomina di Giuseppe Sala a capo della task force di C-40 per la ripresa.
12 Milano costituisce già un asset importante per gli investimenti cinesi in Europa. Si veda A. Aresu, Miseria di Milano, in Una Strategia per l’Italia, Limes, Roma marzo 2019.
13 In particolare, la Brexit ha provocato uno spostamento delle sedi di importanti corporation erogatrici di servizi finanziari verso Francoforte, Parigi, Dublino e Amsterdam.
14 M. Bolocan Goldstein, Radici nel territorio e sguardo sul mondo nel nuovo scenario, Repubblica Milano 30.4.2020. 
15 Un riferimento in merito alla mixité.
16 G. Pasqui, Raccontare Milano. Politiche, progetti, immaginari, Franco Angeli, Milano 2018.
17 Si vedano i processi di trasformazione di Clichy Batignonnes e King’s Cross affrontati in L. Montedoro, Le grandi trasformazioni urbane. Una ricerca e un dibattito per gli scali milanesi, Quaderni FOAM, Milano 2018. 
18 In Italia, le grandi trasformazioni urbane che hanno coinvolto le principali città del Paese sono state storicamente caratterizzate dalla presenza di attori chiave interamente pubblici, soggetti privati a guida pubblica o società interamente private. Non emerge una consolidata prassi direzionale di questi processi, bensì una compenetrazione di registi che nell’esperienza ambrosiana trova forme evidentemente collaborative.
19 Si veda la politica urbana messa in atto dall’amministrazione milanese nel 2020 per consentire l’occupazione di suolo pubblico da parte dei ristoratori .
20 J. Tondelli, Le città continueranno ad attrarre, liberiamo Milano da retorica e paura. Intervista a Gabriele Pasqui, Gli Stati Generali, Milano 25.9.2020.
21 P. Perulli, Nord. Una città-regione globale, il Mulino, Bologna 2012.