Il genocidio dei palestinesi
INTORNO A NOI

Il genocidio dei palestinesi

A. L.

Il 31 luglio scorso un missile israeliano ha ucciso a Teheran in Iran Ismail Haniyeh, il capo di Hamas. Da questo semplice fatto possiamo fare alcune considerazioni di diritto internazionale e di politica estera. Se il capo di Hamas si nascondeva in Iran vuol dire che Hamas attualmente è in esilio. Non ha un esercito nella Striscia di Gaza che possa contrastare la guerra ancora in atto, iniziata da Israele dopo il 7 ottobre 2023.

Prima del 7 ottobre Gaza era controllata dalla sovranità di Israele. Questa detiene il controllo dei flussi finanziari e delle risorse vitali (acqua, energia merci, ecc.). Israele controllava la recinzione di Gaza come un grande campo di concentramento con incursioni belliche unilaterali. È stato così fino alle stragi di 5.000 civili nel 2009. La Cisgiordania è controllata in maniera totale da Israele con il diritto militare di guerra che non prevede un giusto processo ai 10 mila cittadini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. È un diritto militare che non contrasta le confische fasciste di case e terreni. Sono effettuate dai coloni e dalle stesse autorità occupanti. 

Discriminazione per etnia e religione

Lo Stato di Israele a livello internazionale e interno non riconosce che i residenti anche nelle zone occupate possiedano diritti civili. La discriminazione per etnia e religione diversa dal credo ebraico ha creato enormi diseguaglianze. Non concepibili in uno stato democratico di diritto. Dal 1948 lo Stato di Israele dopo la sua proclamazione ha occupato militarmente, sia il territorio assegnatogli dall’Onu sia il territorio assegnato alla Palestina. Ha creato un’unica entità ed effettuato una pulizia etnica. Ha usato il metodo di colonialismo di sostituzione molto caro ai colonialisti italiani in Libia.

Al posto dei 700 mila profughi deportati dai territori natii ha insediato da subito coloni ebrei. Provengono dall’Europa, dal Medio Oriente e Nord Africa (Iraq, Yemen, Libia Egitto, ecc.). Per sua fortuna, sia l’Urss di Stalin sia gli Stati Uniti di Truman hanno militarmente aiutato Israele nel 1948. Israele ha bandito la lingua parlata dai nativi (l’arabo) sostituendola con una lingua parlata in Germania dagli askenaziti. Ciò ha creato discriminazioni sociali anche per gli ebrei provenienti dai Paesi dell’ex impero ottomano.

Lo Stato di Israele e lo Stato Islamico dell’Iran

Lo Stato israeliano – in apparenza laico – si fonda sulla discriminazione religiosa dei suoi residenti che forma una piramide con al vertice gli askenaziti, cioè gli ebrei europei provenienti dal Centro Europa, Ucraina e dalla Russia. Lo Stato sionista è stato fondato sulla falsariga dello Stato della Chiesa che i  papi romani affermarono a livello territoriale nell’Italia Centrale compresa Roma fino al 1870. Lo Stato di Israele per alcuni aspetti assomiglia allo Stato Islamico dell’Iran che ha creato una piramide di comando basata sulla discriminazione religiosa e sulla repressione degli iraniani dissidenti. A differenza di Israele, l’Iran – pur reprimendo in maniera criminale il dissenso e l’emancipazione femminile – non deporta i cittadini ebrei o cristiani né distrugge sinagoghe e chiese.

Israele dopo il 1967 non poteva più lamentarsi dell’accerchiamento arabo ed essere invasa dai Paesi confinanti. Anzi ha consolidato il possesso di territori sottratti a paesi limitrofi sotto la sua giurisdizione, compresa Gaza e la Cisgiordania. Ha stretto con gran parte dei paesi arabi patti  politici e commerciali sotto l’egida degli Stati Uniti d’America. L’esercito israeliano possiede l’arma atomica e soprattutto Usa, Germania e Italia lo rifornisce con armi moderne. A quanto pare, Israele non ha di fatto alcun esercito straniero da fronteggiare, tranne l’Iran.

Contro un esercito inesistente

Dopo il 7 ottobre 2023 ha dichiarato guerra a un esercito inesistente che si chiama Hamas. Questo è capace di fare sporadicamente azioni terroristiche favorite dalla disattenzione dell’esercito israeliano. Così Israele usa le sue armi sui civili compiendo crimini di guerra con conseguente condanna del Tribunale Internazionale dell’Aia. Il genocidio pianificato viene nascosto da una informazione che giustifica la mattanza dei civili con lo spauracchio di Hamas. Questo non ha mai avuto una contraerea per contrastare i caccia bombardieri, né un gruppo militare addestrato alla guerra. Israele ha liberamente massacrato la popolazione di Gaza, composta per la maggioranza di bambini, minorenni e donne.  

La popolazione civile di Gaza sotto il profilo internazionale appartiene a Israele. Dunque si tratta di un genocidio antisemita (essendo tali i palestinesi da millenni). Per eliminare versioni dei fatti diversi dal pensiero unico, i vertici e i generali  dello stato di Israele hanno pianificato durante la guerra l’eliminazione sistematica di 168 giornalisti, di centinai di volontari dell’Unrwa, di  medici infermieri e insegnanti distruggendo scuole e università. Hamas ha commesso un crimine di guerra durato un solo giorno, il 7 ottobre. Ha fatto un migliaio di vittime pur mancando i loro nomi nella cronaca dei fatti e rapendo 200 ostaggi.

Crimini di guerra tutti i giorni da 10 mesi

Israele commette crimini di guerra tutti i giorni da 10 mesi e non intende fermarsi. Uccide i civili, impedisce loro di approvvigionarsi di cibo causando la carestia di un milione 700 mila profughi. Non si presta come unica autorità che controlla il territorio a ricostruire gli ospedali distrutti. Non fornisce medicinali e continua a uccidere i civili. Ormai il numero è arrivato a 50 mila, per non contare i 100 mila feriti non curabili destinati alla morte sicura.

Ismail Haniyeh e i capi di Hamas non hanno più un radicamento a Gaza. Sono morti a Gaza o braccati all’estero dai servizi segreti Israeliani. In poche parole dopo 10 mesi di occupazione totalitaria Hamas dovrebbe controllare gli ultimi ostaggi col beneplacito dell’esercito israeliano. Se Israele usasse un po’ di umanità a Gaza trasformandola in territorio aperto e non recluso, gli ostaggi sopravvissuti si libererebbero da soli non avendo più carcerieri dileguatesi per la carestia.