Autonomia differenziata ed Europa
CITTÀ E CITTADINI EUROPA

Autonomia differenziata ed Europa

Silvia Roggiani • Segretaria Regionale Lombardia e deputata del Partito Democratico

La discussione sull’autonomia differenziata è diventata una delle questioni centrali all’interno del dibattito politico. Investe il buon funzionamento delle istituzioni e la qualità della nostra democrazia. La proposta del ministro Calderoli, pur mascherata da riforma per l’efficienza amministrativa, rischia di minare l’unità nazionale. Accentua le già profonde diseguaglianze economiche e sociali non solo tra Nord e Sud, ma anche tra diversi territori.

Un Paese come l’Italia, caratterizzato già ora da significative differenze socio-economiche, non può permettersi di approvare un provvedimento che aggraverebbe ancora di più una situazione già di per sé complicata.
Rischia di rendere il nostro sistema istituzionale inefficace di rispondere alle sfide globali.
Prima di tutto si tratta di una riforma concettualmente sbagliata. Non guarda all’Europa ma a una ulteriore frammentazione delle competenze tra Stato e Regioni. In un tempo di sfide globali come questo, risulta essere miope oltre che dannoso.
In secondo luogo, la proposta Calderoli è una riforma vuota. Non definisce i livelli essenziali delle prestazioni, rischiando quindi di aggravare ulteriormente le disparità territoriali.

Risposte unitarie a sfide globali

Il punto dirimente è che non si tratta solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficienza economica. Un’Italia a due velocità non può essere competitiva a livello internazionale. Nel mondo globalizzato, sfide come la transizione ecologica, la digitalizzazione e la gestione delle crisi sanitarie richiedono una risposta unitaria, coordinata a livello nazionale. Dividere ulteriormente le competenze potrebbe ridurre la capacità dell’Italia di reagire in modo tempestivo ed efficace a queste sfide globali.

Guardando alla transizione ecologica, per esempio, è impensabile immaginare che le singole Regioni possano gestire autonomamente questioni di importanza internazionale, come la produzione e la distribuzione di energia, o le politiche ambientali. La transizione ecologica richiede investimenti massicci e un piano strategico nazionale che guardi non solo all’Italia, ma anche al suo ruolo in Europa. La frammentazione decisionale rischierebbe di rallentare questo processo. In questo momento la velocità e la coerenza delle politiche ambientali sono fondamentali per mantenere la competitività del nostro Paese.

L’autonomia differenziata e il sistema educativo

Un altro esempio è quello del sistema educativo. Una differenziazione dell’autonomia scolastica tra le Regioni porterebbe alla creazione di venti sistemi educativi diversi. Vi sarebbero conseguenti disparità nelle opportunità formative per gli studenti italiani. L’istruzione è una risorsa fondamentale per la crescita e lo sviluppo di qualsiasi Paese. Deve essere garantita in maniera equa e uniforme in tutto il territorio nazionale.

La situazione dei servizi pubblici è altrettanto preoccupante. Il timore è che, con l’autonomia differenziata, le Regioni più ricche possano investire più risorse nei loro sistemi sanitari e di trasporto. Verrebbero lasciate indietro quelle meno fortunate. Questo rischia di creare un’Italia spaccata. Avremmo Regioni capaci di offrire servizi di alta qualità. In altre invece la sanità e i trasporti pubblici resterebbero cronicamente sottosviluppati. La gestione frammentata delle risorse e delle competenze potrebbe risultare inefficiente anche per le Regioni che aspirano a una maggiore autonomia.

Il caso di Trenord in Lombardia

Nella mia Regione, la Lombardia, il governatore Attilio Fontana è uno dei principali sostenitori dell’autonomia differenziata. La considerando una possibilità per rendere la Regione più efficiente e competitiva. Tuttavia, anche all’interno di una delle Regioni più sviluppate non solo d’Italia la d’Europa, emergono significative contraddizioni. Il caso di Trenord è emblematico. Nonostante la gestione autonoma del trasporto ferroviario, il servizio per i pendolari è uno dei peggiori in Italia. Vi sono continui ritardi e cancellazioni. Questo dimostra che l’autonomia regionale, di per sé, non garantisce maggiore efficienza.

Inoltre, l’autonomia differenziata proposta non tiene conto delle necessità degli enti locali. In questi mesi sono stati privati di risorse cruciali dal governo, che sulla carta sostiene l’autonomia ma nei fatti taglia finanziamenti ai Comuni.
Un’autonomia come quella proposta dal governo, senza risorse e senza investimenti, rischia di essere una scatola vuota, incapace di migliorare i servizi per i cittadini.

Anche il nord è contrario all’autonomia differenziata

L’opposizione alla riforma non è confinata al Sud o alle aree più svantaggiate del Paese. Anche nel settentrione ci sono segnali di dissenso. Le oltre 57.000 firme raccolte in Lombardia contro la proposta Calderoli dimostrano che l’autonomia differenziata non è vista come una soluzione dai cittadini lombardi, preoccupati per le possibili conseguenze sul loro sistema sanitario, scolastico e di trasporto pubblico.

Per questa ragione il Partito Democratico, insieme ad altre forze politiche e sociali, ha lanciato una campagna nazionale contro la riforma, sottolineando come essa non porti vantaggi nemmeno alle Regioni più ricche. La stessa Confindustria ha espresso dubbi sulla gestione frammentata di settori cruciali come l’energia e le infrastrutture, evidenziando i rischi di un’Italia divisa.

L’autonomia differenziata non è una riforma che può essere vista solo dal punto di vista regionale. Le sue conseguenze toccano l’intero sistema Paese, mettendo a rischio la coesione nazionale e accentuando le disparità territoriali. In un contesto globale sempre più complesso, l’Italia ha bisogno di rafforzare la sua unità, non di frammentarsi ulteriormente. La proposta del ministro Calderoli invece rappresenta una visione miope e politicamente strumentale. Per portare avanti riforme così importanti, non basta la propaganda ma servono studio, risorse e programmazione.