Giustizia e politica_qualche chiarimento
EUROPA LEGALITÀ

Giustizia e politica, qualche chiarimento

GIUSEPPE FORNARI AVVOCATO

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito abnorme il provvedimento giudiziario con cui la sezione Immigrazione del Tribunale civile di Roma non ha convalidato alcuno dei dodici trattenimenti nei confronti di altrettanti migranti all’interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader, in Albania.

Il Ministro sbaglia in modo clamoroso perché quella pronuncia è tecnicamente ineccepibile e applica norme cogenti.

I trattenimenti infatti non sono stati convalidati nella rigorosa applicazione di principi vincolanti per i giudici nazionali. Sono enunciati da ultimo con la sentenza emessa dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, la Grande Camera. [ 4 ottobre 2024, causa C-548/21 ]

Oltre l’evidenza dell’errore di Nordio

Alla evidenza dell’errore vanno aggiunte altre considerazioni.

Nordio è un ex magistrato. In questo caso è un’aggravante. Soprattutto è Ministro della giustizia a cui la legge concede la facoltà di promuovere l’azione disciplinare mediante richiesta di indagini al Procuratore generale presso la Corte di cassazione.

Uno dei casi in cui il Ministro può promuovere l’azione disciplinare è proprio quando ci si trovi davanti a un magistrato che adotti un provvedimento abnorme.
L’abnormità infatti produce conseguenze sul piano strettamente processuale in termini di invalidità dell’atto. Quel che qui conta, integra anche un’ipotesi di illecito disciplinare, con ciò determinando una “grave caduta di professionalità”. Compromette il credibile esercizio della funzione giudiziaria.

Se la dichiarazione può apparire una minaccia

La conclusione è che la dichiarazione del Ministro rischia di apparire una minaccia di una ritorsione ingiusta verso quei magistrati che hanno emesso una sentenza corretta.

Non è qui una questione di ragionamenti di parte ma di fatti certi e non revocabili in dubbio.

Quella dichiarazione del Ministro dunque, dovrebbe suggerire alla Presidente Meloni di fare il contrario di quello che ha fatto. Questo se ci si muovesse con senso di responsabilità.

La Presidente del Consiglio dovrebbe infatti senza ulteriore indugio prendere le distanze. Dovrebbe censurare le gravissime affermazioni del suo ministro che, a sua volta, dovrebbe trarne le ovvie conseguenze.