La disobbedienza non è reato
CITTÀ E CITTADINI GIOVANI LEGALITÀ

La disobbedienza non è reato

GIUSEPPE TERI • Coordinamento scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza attiva, Libera Milano, Scuola di formazione “Antonino Caponnetto”

Ragazze e ragazzi, 

Faccio parte dell’associazione Scuola di formazione “ANTONINO CAPONNETTO”. Si ispira a un grande giudice che a Palermo costituì il pool antimafia. È un gruppo specializzato che favorì le indagini che portarono al Maxiprocesso contro Cosa nostra del 1986/1992. La battaglia di quei magistrati fu difficile e rischiosa. Il sogno di un paese non condizionato dai poteri illegali, dagli interessi di cricca e di casta, si scontrava con la convivenza secolare delle classi dirigenti del nostro paese con la mafia.

Per il giudice Caponnetto la memoria era la fonte prima dell’agire e il raccontare una forma di cittadinanza. Raccontare non è, infatti, solo un descrivere. È un prendere parte, è trasmettere il testimone di battaglie, ideali e sogni di futuro. Stimola un sapere vivo che rifiuta ogni banalità del male. È utile a combattere l’indifferenza e la tendenza all’individualismo. Oggi vi racconto alcune storie di persone che hanno agito nel nome della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani. 

La nostra Costituzione è nata da una volontà collettiva. È figlia di un grande ethos, costruito attorno al rifiuto della guerra, dei milioni di morti, dell’olocausto, della discriminazione razziale. Di fronte a questi orrori, nella Dichiarazione universali dei diritti umani, nelle Costituzioni e nelle convenzioni del dopoguerra si è assunto il rispetto della persona umana e della sua dignità come fondamento dello Stato e della legge. Si sono stabiliti un diritto superiore e una tavola di valori universali che definiscono una nuova legalità.

I diritti fondamentali dell’uguaglianza

Non è più concepibile, quindi, un diritto della discriminazione, dell’apartheid, di tortura, che regola la tratta degli esseri umani e il lavoro schiavistico e sfruttato; ora la legge dipende dalla legalità costituzionale e deve rispettare i suoi principi. Gli articoli 2 e 3, infatti consacrano i diritti fondamentali dell’uguaglianza di fronte alla legge e della solidarietà sociale. La nostra Costituzione indica un orizzonte, un dover essere, la possibilità di processi collettivi di trasformazione. Una visione in cui la democrazia è da costruire giorno per giorno. L’uguaglianza è da realizzare effettivamente. La libertà è da far vivere nella costante capacità di scelta. 

Le storie che vi propongo riguardano proprio i principi di giustizia, contenuti nella nostra Costituzione. Raccontano la tensione all’uguaglianza sociale, le trasformazioni della famiglia e del ruolo della donna, del diritto al lavoro e del diritto allo studio, la disobbedienza civile e il coraggio della cittadinanza attiva e consapevole.

Rosa Parks e Jo Ann Robinson

Rosa Parks è una giovane sarta di colore, e Jo Ann Robinson è un’insegnante dell’Alabama. Il primo dicembre del 1955 Rosa Park, nella cittadina di Montgomery, sale sull’autobus che la porta a casa. Trova occupati tutti i sedili posteriori riservati alle persone di colore. Si siede nella fila centrale. La legislazione dell’Alabama voleva una netta separazione nei mezzi pubblici, nelle scuole, nei luoghi di lavoro tra i bianchi e le persone di colore. “Uguali ma separati” recitava lo slogan, in contraddizione al dettato della Costituzione Americana. Una netta separazione che sottintendeva una inferiorità delle persone di colore in tutti gli ambiti della vita civile e sociale.

Quando sull’autobus sale un bianco che pretende il posto nella fila centrale, Rosa Park si ribella e viene arrestata. L’insegnante Jo Ann Robinson, saputa la vicenda, stampa dei manifestini che incitano al boicottaggio non violento dei mezzi pubblici. Lo sciopero durò 381 giorni. Come potete vedere siamo di fronte a una contraddizione. La Costituzione è basata sull’eguaglianza dei cittadini e la legislazione è basata sulla discriminazione di razza. Il 13 dicembre del 1956 la Corte suprema degli Stati Uniti si pronunziò contro la segregazione razziale. Permette così l’inizio di un percorso costituzionale anche negli stati del sud America. Rosa Park, nel 1993, venne insignita della medaglia d’oro del congresso americano dal Presidente Bill Clinton.

Franca Viola e il matrimonio riparatore

Franca Viola vive ad Alcamo, in provincia di Trapani. A diciassette anni si fidanza con Filippo Melodia. Scopre in seguito che il ragazzo appartiene a una famiglia mafiosa e che è accusato di vari reati. Lei rompe il fidanzamento. Lui, leso nel suo onore di maschio, prima minaccia il padre della ragazza, poi brucia il loro vigneto. Il giorno di Capodanno del 1965 la fa rapire e la violenta. Mentre la ragazza è prigioniera, i familiari di Melodia fanno visita ai genitori di Franca e propongono “il matrimonio riparatore”. È garantito dalla legge, sana il reato di rapimento e abuso di giovani ragazze, anche minorenni o disabili. 

Franca Viola, appoggiata dai genitori, rifiuta questo compromesso. Con il suo coraggio stimola un dibattito che cambierà la cultura e la storia di tutta la Nazione. Filippo Melodia verrà condannato a 11 anni di reclusione. Dopo un lungo percorso, attraverso anche il referendum sul divorzio del 1974, l’anno seguente venne votata la riforma del diritto di famiglia. È abolita la figura del “capo famiglia”. Stabilisce la parità dei coniugi. Nel 1981 fu abolito il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. Nel 1996 il reato di stupro devenne “reato contro la persona”. Si supera la vecchia formula del periodo fascista di “reato contro la morale”.

Danilo Dolci e i banditi di Partinico

Il triestino Danilo Dolci, sociologo, poeta ed educatore, nel 1952 si trasferisce dal Campo di Nomadelfia vicino a Modena in Sicilia tra Partinico e Trappeto, in provincia di Palermo. Il suo scopo è aiutare i più poveri. Scopre che i famosi “banditi di Partinico” non sono altro che poveri affamati senza lavoro. Attraverso il dialogo, nella forma della “maieutica reciproca”, viene a conoscere la condizione precaria dei braccianti e la miseria dei pescatori. Quando un bambino gli muore tra le braccia per denutrizione, Dolci decide di attuare uno sciopero della fame fino alla morte, smettendo solo quando le autorità gli promettono la costruzione di un impianto fognario in quella zona. 

Ricordo lo “sciopero del digiuno” in spiaggia dei pescatori. In quell’occasione i carabinieri urlavano: «È vietato digiunare, digiunate in privato a casa vostra, digiunare in pubblico è disturbo dell’opinione pubblica». E vi racconto dello “sciopero alla rovescia”, quando nel febbraio del 1956 i disoccupati andarono a riparare per costruire le strade del paese. Gli scioperanti vennero arrestati per resistenza a pubblico ufficiale.

In seguito, l’avvocato Piero Calamandrei paragonò questa dinamica al conflitto tra Creonte e Antigone, nel quale Creonte rappresenta la “legge ingiusta” e Antigone il “diritto naturale” antesignano dei principi universali costituzionali. Danilo Dolci e i suoi compagni verranno processati e rilasciati con una pena esigua. Da quegli avvenimenti sono nate riforme sociali, modifiche di leggi sul lavoro e la riforma del servizio sanitario nazionale. 

Don Milani e la lettera ai cappellani militari

L’11 febbraio del 1965 un ordine del giorno dei cappellani militari della Toscana recitava: «la cosiddetta obiezione di coscienza è un insulto alla patria e ai suoi caduti, essa è estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà». Era accaduto che un gruppo di giovani era stato arrestato per il rifiuto di prestare il servizio militare, a causa di motivi di coscienza in nome di un principio superiore e di un imperativo etico contro le armi e la guerra. L’articolo 52 della Costituzione, infatti, sanciva il “sacro dovere” dei cittadini di prestare servizio militare obbligatorio. 

Don Milani, sacerdote di Barbiana, un piccolo borgo nelle colline sopra Firenze, insieme ai suoi allievi protestò con una lettera indirizzata ai cappellani militari. La lettera, frutto di una “scrittura collettiva” e di un’analisi approfondita delle guerre che l’Italia aveva sostenuto, affermava che tutte le guerre erano state frutto di lotta di potere e di un malinteso senso di difesa della Nazione. La lettera, che protestava nettamente con il richiamo al cristianesimo dei cappellani militari, venne accusata di istigazione a delinquere e costò al prete la denuncia di plagio nel confronto dei suoi allievi.

L’obbedienza non è più una virtù

In una successiva lettera ai giudici, dal titolo «l’obbedienza non è più una virtù», spiegò che il ruolo della scuola è proprio quello di far conoscere il passato e le leggi in vigore e di preparare “cittadini sovrani” in grado di scegliere, di disobbedire in nome di valori superiori della persona umana per cambiare leggi ingiuste. Si sarebbe dovuto fare così ai tempi delle leggi fasciste sulla razza e dei nazisti sugli ebrei.

Egli citava la condanna di Norimberga nei confronti di chi aveva obbedito a leggi ingiuste e contro l’umanità. Nel 1966 la corte assolse don Milani con l’affermazione che la sua “disobbedienza” era stata indirizzata a promuovere nuove leggi. Infatti, il 15 dicembre del 1972 veniva istituito il “servizio civile” e la corte riconobbe «le ragioni di coscienza che avevano causato la violazione di doveri pubblici». Con questa legge fu liberato il concetto di “patria” dalla cultura militarista che lo aveva tenuto in ostaggio. 

Le trasformazioni in attuazione della Costituzione

Molte sono le trasformazioni che seguirono in attuazione della Costituzione: la riforma delle forze armate, la gestione carceraria dei detenuti, le politiche sul diritto allo studio, la riforma della scuola dell’obbligo e la chiusura dei manicomi, veri lager per i sofferenti di malattie mentali. E tante altre ancora. 

«La Costituzione è un pezzo di carta!», affermava Piero Calamandrei e con questo intendeva stimolare i ragazzi a partecipare a una piena attuazione dei principi costituzionali. Ed è per questo che noi oggi ne stiamo parlando e discutendo.