Le mani del governo sulla scuola
Francesca Zanasi
Un approccio ideologico e identitario con lo scopo di “forgiare” a propria misura i cittadini di domani ma anche i pericoli del controllo sui giovani che vengono dal decreto Sicurezza.
Il ministro Valditara ha emanato nel 2024 il decreto sulle Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. Ruota intorno a tre nuclei concettuali fondanti: Costituzione, Sviluppo economico e sostenibilità, cittadinanza digitale.
La disciplina dell’educazione civica è trasversale. Riguarda docenti di materie differenti sia per il ciclo scolastico della secondaria di primo grado (scuola media) che per la secondaria di secondo grado (scuola superiore).
L’insegnamento dell’Educazione civica è da sempre cruciale. Apre un dialogo con i ragazzi e le ragazze basato sulla conoscenza della Costituzione, sui principi di convivenza civile, sui diritti e doveri, sull’organizzazione dello stato e degli organismi sovranazionali, sulle istituzioni europee.
La visione sovranista
Il punto di vista però cambia molto se, tra le righe del decreto, la chiave di lettura che emerge è quella nazionalistica, se il “sovranismo” in qualche maniera di chiara matrice Fratelli d’Italia, si sposa con la conoscenza delle radici e delle tradizioni locali promosse dalla Lega.
Leggiamo così che i nuovi punti su cui focalizzare l’attenzione sono la patria e la comune identità europea e occidentale. “L’educazione civica può proficuamente contribuire a formare gli studenti al significato e al valore dell’appartenenza alla comunità nazionale che è comunemente definita Patria”. Sono ovviamente la bandiera come simbolo della nazione sempre con la N maiuscola. La responsabilità individuale è esaltata. È contrapposta in chiave strumentale, rispetto al valore della responsabilità sociale, così come il concetto di libertà e di proprietà privata.
Insomma, nazionalismo e neoliberismo, in una lettura della Costituzione quantomeno distorta e ideologica.
Accanto a questa impostazione, le tematiche cruciali del contrasto alla crisi climatica diventano marginali. Dovrebbero invece innervare la transizione ecologica. Dovrebbero guidare a una economia consapevole della finitezza delle risorse e intervenire su un paradigma cieco di crescita senza controllo. La “casa che brucia” deve comunque sottostare ai principi economici del libero mercato e della libera impresa. L’Agenda 2030 viene depotenziata e citata solo a margine del corposo documento.
L’ossessivo richiamo al “decoro”, come valore centrale della scuola, mette in ombra questioni centrali per la nostra società. La parità di genere, il razzismo, la lotta alle disuguaglianze rimangono sullo sfondo di queste nuove linee guida.
Anche l’ambizioso progetto di riforma dei programmi scolastici, che in questi mesi il ministro Valditara sta proponendo, si innesta su questa volontà. Vuole dare un’impronta ideologica e identitaria marcatamente di destra alla scuola italiana.
L’epica e le saghe nordiche
Vanno in questa direzione sia l’accento sullo studio della storia e della geografia nazionale e occidentale rispetto alla storia e alla cultura di altri paesi. Il “mondialismo” e l’apertura a confronti culturali con altre tradizioni è superato. Bisogna tornare a guardare solo il proprio ombelico e essere orgogliosamente patrioti e portatori dei valori occidentali. In particolare serve ricorrere allo studio massiccio dell’epica e delle saghe nordiche. Sono notoriamente capaci di forgiare eroi, al maschile, senza macchia e senza paura. È una retorica stucchevole. Larga parte del richiamo alle radici ha il rinnovato interesse per il latino già dalla scuola media.
Questa volontà di “romanizzazione” ideologica della scuola si innesta in modo preoccupante, per i contraccolpi sulla democrazia e il libero dissenso, al decreto sicurezza. L’iter è ripartito in Senato, dopo che anche dal Presidente della Repubblica erano emersi dubbi sulla necessità di modifiche. I profili preoccupanti di illegittimità e incostituzionalità sono numerosi.
- L’alt per i blocchi stradali pacifici;
- I reati penali connessi alle manifestazioni nelle infrastrutture che hanno visto sotto processo molti attivisti ambientali e studenti che optano per la disobbedienza civile;
- Le tutele rafforzate per gli agenti;
- Le armi private “libere”;
- La stretta sui carcerati e migranti;
- Il reato di rivolta;
- le detenute madri.
Infine, è molto pericolosa la volontà di condizionare le Università e gli enti di ricerca con l’obbligo di collaborare e fornire assistenza alle agenzie di intelligence italiane, i servizi segreti, secondo l’art. 31. “Disposizioni per il potenziamento dell’attività di informazione per la sicurezza”. Minano il principio di privacy, riservatezza ed espressione del libero dissenso di studenti, studentesse e docenti.