Bilanci e indizi di rischio caporalato
ILARIA RAMONI AVVOCATA – MARCO MISTÒ DOTTORE COMMERCIALISTA
entrambi aMMINISTRATORi GIUDIZIARI
Le recenti misure di prevenzione, ex art. 34 codice antimafia, hanno colpito alcuni noti brand della moda e del lusso in relazione all’agevolazione colposa del reato di caporalato ex art. 603 bis codice penale. I players hanno dovuto necessariamente porre maggiormente attenzione sulla creazione di nuove strategie di controllo della supply chain anche nell’ottica di garantire una maggiore responsabilità sociale d’impresa e una più equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera.
In questa prospettiva risulta centrale per il brand posto al vertice della filiera, o per un fornitore, poter correttamente verificare un fornitore/subfornitore prima di procedere al suo accreditamento. È anche necessario controllarlo nell’esecuzione del contratto per rilevare eventuali discrepanze tra il dichiarato e il reale stato dei fatti.
Una prima proposta di attuazione concreta di questo nuovo approccio si è basata anche sull’analisi di specifici indici di bilancio. L’autorità giudiziaria ha dato il suo vaglio positivo a questa procedura.
In particolare, rapportando i dati di conto economico B6 (costi della produzione per materie prime), B7 (costi della produzione per servizi) e B9 (costi della produzione per personale) al totale dei costi della produzione si è riusciti a far emergere già nella fase di verifica documentale alcuni fondamentali alerts di attenzione in relazione a possibili criticità in tema di tutela del lavoro. Dati che possono essere utilizzati anche per fornitori per cui non è previsto l’obbligo di redigere il bilancio. Si possono usare le informazioni analoghe e omogenee che si traggono dal modello Unico.
Come valutare l’analisi dei dati
Entrando più nel dettaglio dell’analisi dei dati, rapportando:
– Costi produzione per materie prime (B6) / Totale Costi produzione
L’elevato valore potrebbe significare che l’appaltatore destina una parte rilevante dei costi operativi all’acquisto di prodotti finiti. Questi potrebbero essere stati fatti produrre da terzi. Il basso valore significherebbe, invece, che il fornitore esegue solo una parte dell’attività avvalendosi di terzi.
– Costi produzione per servizi (B7) / Totale Costi produzione
L’elevato valore potrebbe significare che l’appaltatore, quale subappaltante, si avvale dei servizi di subappaltatori a causa dell’insufficiente capacità produttiva interna. Il basso valore significa che l’appaltatore non si avvale di subappaltatori;
– Costi produzione per personale (B9) / Totale Costi produzione
L’elevato valore potrebbe significare che il fornitore esegue la maggior parte dell’attività senza avvalersi di subappaltatori. Il basso valore significa presenza di subfornitori da esplicitare affinché l’appaltante controlli sia l’appaltatore che tutta la filiera dei subappaltatori.
I valori assunti sono ovviamente influenzati dalle effettive modalità di svolgimento dell’attività.
In presenza di una modalità in conto lavoro, l’impatto sul bilancio è neutro su B6. Sono movimentati B7 e B9. Se la modalità è in conto vendita, c’è una incidenza su B6, la posta ceteris paribus cresce, e inoltre sono movimentati anche B7 e B9.
Il sistema di alerts e i falsi positivi
Questi indici, per come elaborati e già testati positivamente, non hanno certo la presunzione di essere di per sé esaustivi. Possono ben costituire uno dei presupposti di un sistema di alerts economico/produttivi idonei alla rilevazione di eventuali anomalie nella gestione dei contratti di fornitura in ordine a subfornitori non autorizzati e all’utilizzo illegittimo di manodopera.
Fondamentale, affinché si segnalino situazioni di allerta effettiva e non “falsi positivi”, è il loro utilizzo congiunto. Deve necessariamente seguire una fase di audit on site, sia concordata che no, affinché possano essere eventualmente emendati in seguito all’acquisizione di informazioni qualitative sulle effettive modalità di svolgimento dell’attività da parte dei fornitori.
Pubblicato su Il Sole 24ore il 01.11.24