Camminata antimafia della Martesana
CITTÀ E CITTADINI INTORNO A NOI LEGALITÀ

Camminata antimafia della Martesana

LOREDANA VERZINO • ASSESSORE AL COMUNE DI COLOGNO MONZESE

Ventinove Sindaci dei Comuni della Martesana, le associazioni, i sindacati, le scuole e i cittadini si sono ritrovati il 16 marzo. In corteo hanno attraversato Cologno Monzese fino a Villa Casati, per la III edizione della Camminata antimafia della Martesana.
La manifestazione è stata organizzata da Libera e dall’Amministrazione Comunale. Non è mancato il contributo della Libera Casa contro le Mafie di Cologno Monzese. Lo slogan “Cento passi” verso Roma 2024 anticipa la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie alla sua XXIX EDIZIONE del 21 marzo. 

Il sindaco Stefano Zanelli di Cologno Monzese ha ricevuto il passaggio del testimone dalla sindaca di Pioltello, Ivonne Cosciotti. Lei lo aveva ricevuto dal sindaco di Bussero, Massimo Vadori. La sindaca ha affermato che “nessuna Amministrazione Comunale è immune dal tentativo di infiltrazione mafiosa, e Pioltello lo sa. È importante camminare insieme e marciare contro la mafia. Serve anche tenere sempre comportamenti di estrema chiarezza e attenzione nelle situazioni ambigue in cui si può trovare un amministratore. Questo aspetto è fondamentale e la correttezza dei comportamenti, anche nelle piccole cose, è alla base di qualsiasi atto dimostrativo nei confronti del fenomeno mafioso”.

I nomi delle vittime innocenti di mafia

Ciascuna persona ha poi preso con sé un ombrello bianco e il corteo si è avviato verso il centro della città. Lungo il percorso sono state collocate le sagome con le storie delle vittime di mafia. Cinquanta le storie ricordate dalle associazioni, qui riportiamo solo alcuni dei nomi. Ricordiamo Carlo Alberto Dalla Chiesa, Cristina Pavesi Daphne, Giorgio Ambrosoli, Giovanni Falcone, Giovanni Orcel, Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Piersanti Mattarella, Pietro Sanua, Pino Puglisi, Pio La Torre, Raffaele Granata, Renata Fonte, Rita Atria, Rosario Di Salvo, Rosario Livatino Salvatore De Rosa, Simonetta Lamberti, Umberto Mormile.

Tra i tanti interventi c’è stato quello di Francesca Ambrosoli figlia di Giorgio Ambrosoli ucciso dalla mafia nel 1979. Ha rammentato come sia importante parlare di mafia e corruzione, che sono un pericolo per la nostra democrazia.

Le amministrazioni locali con Enti e istituzioni devono lavorare insieme per affermare la cultura delle legalità e dei valori costituzionali. La società civile e le istituzioni devono stare al fianco dei magistrati e ascoltare i loro appelli.

Il Procuratore di Milano Marcello Viola ha descritto la Lombardia come “la regione italiana dove è più estesa e preoccupante la presenza delle mafie”. Tra i fattori principali che concorrono ad attrarre la criminalità organizzata nella nostra regione è la forte economia.

Il contesto criminale a Milano e in Lombardia

Mentre Alessandra Dolci procuratore aggiunto di Milano e coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia dichiara nelle diverse interviste che: “La città metropolitana di Milano e le province di Monza e della Brianza e Como continuano a essere caratterizzate dalla marcata presenza di diverse forme di criminalità organizzata, nazionale e straniera, che si manifestano tramite diversificate condotte illecite, tipiche dei contesti mafiosi”. Si verificano estorsioni, usura, stupefacenti, sfruttamento prostituzione, armi, contraffazione, immigrazione clandestina, reati fiscali, infiltrazione negli appalti, riciclaggio, reati ambientali, corruzione.

Inoltre, ha poi chiarito il modus operandi delle organizzazioni criminali, che prevede un ricorso alla violenza oggigiorno residuale. I mafiosi di fatto preferiscono introdursi nel mondo imprenditoriale. Gli illeciti, come l’evasione fiscale e il mancato versamento dei contributi ai lavoratori, sono meno eclatanti di usura, estorsione o spaccio. Questo crea un disvalore sociale quasi nullo nei loro confronti da parte della collettività. Sulla base della sua esperienza ha ammesso che le persone non si indignano per le fatture false.

Poniamo attenzione affinché il 21 marzo non sia solo una giornata simbolica e che i valori dichiarati si concretizzino con azioni messe in campo da tutti gli operatori nelle istituzioni.