Concordato biennale flat
LAVORO

Concordato biennale flat

MARCO LEONARDI – LEONZIO RIZZO

Nella saga del concordato biennale si aggiunge un’ultima puntata della farsa. Il governo voleva imporre a chi avesse voluto accedere al concordato di dichiarare fino al 300% in più dell’anno precedente. Adesso siamo passati al secondo tempo. Il Parlamento approva emendamenti che invece danno luogo a una imposta flat tax del 10-15% sull’incremento di reddito dichiarato. 

Il Governo aveva proposto un concordato per recuperare un gettito che considerava “giusto”. Poi i rappresentati del popolo si sono espressi dicendo che quel gettito era troppo. Da un certo punto di vista sembra di rivedere il film del superbonus. Entra già con dei difetti sostanziali in Parlamento per via di una proposta governativa. Il Parlamento sembra che non abbia meglio da fare che renderlo sempre più generoso. Supera tutti i limiti che si era dato il Governo.

Anche nel caso del concordato biennale, alla generosità del Parlamento si aggiunge la bandierina politica. Il superbonus fu la bandierina politica del Movimento 5 Stelle alla ricerca di un sistema per far ripartire l’economia. Il concordato biennale nella versione flat tax diventa la bandierina politica del centrodestra per far ripartire (o definitivamente affondare) l’economia. 

L’importanza del gradualismo

Il gradualismo non sembra essere il piatto forte del governo. Eppure è l’unico modo per combattere l’evasione e dare fiducia ai contribuenti. Noi avevamo proposto un modo più graduale di procedere. Bastava usare la promessa di meno controlli per chi aderiva al concordato, e la minaccia di più controlli per chi non aderiva, per convincere i contribuenti a dichiarare (poco più) di quanto avevano dichiarato l’anno scorso. Per aumentare il gettito bastava portare i contribuenti a migliorare di un paio di punti il loro “indice di affidabilità” ISA, tutto questo mantenendosi rigorosamente nell’alveo della progressività dell’IRPEF. Chi guadagna di più, paga di più. 

Invece il Governo cancella la progressività dell’IRPEF. Sollecitato dalle audizioni parlamentari, con il d.lgs 108 del 5 agosto 2024 ha deciso di introdurre la flat tax incrementale per il lavoro autonomo anche a chi non ce l’ha. E per di più introdurre una flat tax agevolata per i forfettari, che hanno già la flat tax al 15%. Se dichiarano di più dell’anno scorso, pagano sull’incremento il 10% invece del 15%. Una doppia flat tax per i forfettari che dichiarano troppo poco (ma la flat tax non doveva eliminare l’evasione?). In questo modo non solo si rischia di non raccogliere gettito ma si scassa ancor di più l’edificio già compromesso dell’IRPEF.

Il principio base dell’equità orizzontale e verticale

La possibilità di pagare sull’incremento del reddito imponibile una flat tax che andrebbe dal 10% al 15%, a seconda del punteggio ISA del 2023, viola il principio base dell’equità orizzontale e verticale. Recentemente Dario Stevanato su questo giornale è intervenuto a riguardo. È una violazione dell’equità verticale e dello stesso principio di progressività garantito dalla nostra Costituzione sulla totalità di tasse e imposte. Non si può far pagare alla stessa persona una aliquota più bassa su un incremento di reddito e una più alta sul suo reddito iniziale. È una violazione dell’equità orizzontale. Non si può far pagare aliquote diverse a due persone che hanno un reddito uguale nel 2024 ma partivano da redditi diversi nel 2023.

Il punto fondamentale da capire è che qui non si tratta di una imposta sostitutiva di un reddito di origine diversa. È lo stesso reddito IRPEF assoggettato ad aliquote diverse a seconda dell’andamento del reddito durante il periodo di vita dell’impresa. Chi, a parità di reddito, ha un andamento del proprio reddito uniforme nel tempo sarebbe penalizzato rispetto a chi ha un reddito che varia in modo erratico.

Il concetto di flat tax e i comportamenti opportunistici

Una tassazione cosi strutturata può sicuramente indurre comportamenti opportunistici finalizzati ad avere incrementi di reddito ad anni alterni, con buona pace per l’obiettivo di recupero dell’evasione. Si può infatti decidere di fruire del concordato e alla scadenza del biennio non aderire nuovamente. Si rallenta la propria attività per ottenere redditi molto bassi. Poi si aderisce al concordato nel periodo successivo, con redditi di riferimento di nuovo bassi.

Il problema è evidente. Il centrodestra ha fatto di tutto per cercare di far passare il concetto di flat tax. Ora con il d.lgs 108 del 5 agosto 2024 questo è addirittura parte integrante del concordato biennale preventivo. E pur sapendo di rischiare l’incostituzionalità, si è proceduto lo stesso. Sono sicuri del fatto che comunque una eventuale sentenza annullerebbe gli effetti pro-futuro salvaguardando gli effetti del passato. Questa deriva purtroppo può dare adito a una pericolosa imitazione a sinistra. La pretesa di detassare gli aumenti contrattuali per i lavoratori dipendenti è esattamente un altro esempio di violazione della equità orizzontale e verticale tra contribuenti. Più volte reiterata è stata fortunatamente respinta da tutti i governi precedenti.


Pubblicato su Il Foglio il 21.08.24