Cronaca di un disastro annunciato
LAVORO

Cronaca di un disastro annunciato

MARCO LEONARDI • LEONZIO RIZZO

Il concordato preventivo per i lavoratori autonomi, come tutte le misure fiscali, doveva contenere una dose di “carota” è una dose di “bastone”. Ma se anche un grande tecnico di fisco, come il ministro Leo, si fa travolgere dalle richieste della politica il risultato è disastroso. Vediamo le tappe.

All’inizio dell’estate il governo ha proposto di offrire ai lavoratori autonomi un concordato biennale per il 2024 e il 2025. Denunci un po’ di più ma non avrai controlli. L’offerta riguardava solo i contribuenti più fedeli con Isa (indicatori sintetici di affidabilità) con voto da 8 a 10. Tuttavia, in Parlamento, vollero aprire il concordato anche agli altri per ampliare gli incassi. E così l’offerta fu aperta anche agli evasori conclamati, con voto Isa ben al di sotto dell’otto.

E qui sta la prima contraddizione in termini. Il governo ha preteso di obbligare quanti aderiscono al concordato a dichiarare un reddito corrispondente a un ISA pari a 10. Lo considera il minimo sindacale. Se obblighi tutti a dichiarare 10, non puoi offrire ragionevolmente il concordato a quelli che hanno ISA di partenza inferiore a 8. Per loro sarebbe un incremento di tasse insostenibile. 

L’offerta non è realistica

Se vuoi offrire il concordato anche a quelli con ISA minore di 8 – come avevamo auspicato noi – devi formulare un’offerta realistica. Non può essere quella corrispondente a 10 di ISA. Deve essere corrispondente a un ISA più basso e coerente con quello di partenza.

In ultimo, sembra veramente fuori luogo offrire un concordato ai quasi due milioni di forfettari. Di questi non si conosce l’ISA e quindi non vi è nessun appoggio obiettivo sui loro costi effettivi.

Non finì lì. Si avviò subito il moto perpetuo che porta i parlamentari di centro-destra sempre e comunque verso un allargamento della flat tax. E si arrivò a prevedere una tassazione forfettaria solo del 10 per cento (12 o 15 sugli ISA più bassi) sulla differenza tra redditi concordati e quelli precedentemente dichiarati. In più, in autunno, è stato aggiunto un bel condono tombale per gli anni 2018-2022. Su suggerimento dei commercialisti è stata prevista una seconda scadenza per il 12 dicembre. Visto lo scarso risultato raggiunto il 31 ottobre. Con tutto ciò, l’atto finale e disperato di inviare a tutti delle lettere per incentivare all’adesione ha fatto arrabbiare anche quei tanti autonomi che le tasse le pagano. 

Perché il concordato non può funzionare

Non si capisce perché non si sia voluto aggredire il problema per intensità di gravità. Se la platea a cui dirigere il concordato è costituita da tutti gli autonomi, la probabilità di controllo è pari a circa il 4%. Quindi la minaccia “se non fai il concordato ti controllo” è poco credibile. Se la platea si restringesse a coloro i quali apportano potenzialmente maggior danno allo Stato, per esempio, la probabilità di essere controllati arriverebbe al 20%. 

Ma come fai a sperare che il concordato funzioni se non vuoi usare il bastone. Anzi, hai fatto capire che non lo userai mai? Nei primi due anni di attività il governo Meloni ha approvato una ventina di misure tra condoni e rottamazioni. Ha ridotto le sanzioni e permesso la rateizzazione del dovuto fino a dieci anni. Ha depenalizzato diversi reati fiscali e cancellato l’accertamento sintetico induttivo per cui, sotto i 65.000 euro di evasione, si può stare tranquilli.

Oltre il danno la beffa del Fiscal Drag

Qual è il risultato di tutto questo? Con certezza, il concordato costa 800 milioni di minor gettito per via del condono. Invece, con grande incertezza, si stima che produrrà 1,6 miliardi di gettito aggiuntivo. Il netto sarebbe quindi solo 800 milioni, se non molto di meno. Sembra ovvio che hanno aderito al concordato i contribuenti con delle attività sane e in crescita. Così pagano solo il 10% sull’incremento del dichiarato, e zero su tutto il di più(!) È estremamente probabile che questi ultimi siano già quasi a posto con il fisco, ovvero molto vicini a 10 di ISA. Su questi si registreranno perdite di gettito.

Che fare ora? La soluzione che sembra trapelare da alcuni ambienti vicini al centro-destra è che le adesioni al concordato siano state basse. In realtà l’evasione stimata dal MEF per gli autonomi è “inattendibile”. Ecco, pensiamo che cambiare i dati dell’evasione sia proprio la strada evitare.

Questo succede se un’operazione tecnicamente complicata si fa travolgere dalle sirene della politica. Vuole di fatto zero controlli e tanta Flat Tax. Il vero disastro politico è un altro. Per 4 milioni di partite IVA si trascurano 37 milioni tra dipendenti e pensionati che hanno pagato e pagheranno almeno 25 miliardi di entrate non dovute al fisco, attraverso il Fiscal Drag. Per i lavoratori dipendenti, oltre il danno la beffa. Con il supposto e mai realizzato gettito del concordato, gli si è sventolato sotto il naso per mesi la possibilità di avere una riduzione dell’IRPEF. La cosa non avverrà mai.


Pubblicato su Il Foglio, il 26.12.24