Fiscal Drag: cos’è e quanto vale
MARCO LEONARDI • LUISA LOIACONO • LEONZIO RIZZO • RICCARDO SECOMANDI
In Italia i lavoratori dipendenti, i pensionati e i lavoratori autonomi che non applicano la Flat Tax pagano l’imposta sul reddito in base a un sistema progressivo. L’aliquota media cresce al crescere del reddito. Sul primo scaglione di reddito fino a 28mila euro si paga il 23% di IRPEF, su quello compreso tra 28 e 50mila il 35%, e per la quota eccedente i 50mila il 43%. Vi sono poi delle detrazioni per tipologia di reddito. Diminuiscono al crescere del reddito e concorrono a determinare la progressività finale del sistema fiscale.
L’IRPEF è quindi un sistema di imposta progressivo. Prevede che chi è più ricco paghi al fisco una quota maggiore del proprio reddito, rispetto a chi è più povero. Per esempio, nel sistema attualmente vigente chi guadagna 40 mila euro paga il 24,3% del proprio reddito, ovvero 9.700. Chi guadagna 50mila euro paga 28,2% del proprio reddito, ovvero 14.100. Fin qui, tutto chiaro.
Ma che succede se c’è una inflazione rilevante? Gli scaglioni di reddito e le detrazioni non sono indicizzate all’inflazione. La quota del reddito da pagare in IRPEF aumenta “automaticamente”.
Il caso di un operaio metalmeccanico
Facciamo un esempio. Si prenda il caso di un operaio metalmeccanico che ha guadagnato 32.691 euro nel 2024. Nel 2022, 2023 e 2024 si è avuta un’inflazione cumulata complessiva del 17%. Quest’operaio nel 2024 paga 6.079 euro di IRPEF. Ma, tenendo conto del fatto che il suo reddito vale, rispetto al 2022, il 17% in meno a causa dell’aumento dei prezzi, avrebbe dovuto pagare 4.910 euro. La differenza, 1.169 euro, è causata dal fatto che la parte di reddito che riflette l’aumento dei prezzi è tassata come incremento di reddito reale, pur non essendolo. Ciò fa impropriamente aumentare la quota di reddito da pagare in termini di IRPEF. Questo effetto viene detto Fiscal Drag, appunto drenaggio fiscale.
Si noti che il fenomeno del Fiscal Drag non si verifica con un’imposta proporzionale (flat), ove la quota di reddito da versare allo stato non varia all’aumentare del reddito. Il Fiscal Drag è dovuto all’aumento dell’aliquota media caratterizzante i sistemi progressivi di imposta; dunque si verifica sempre quando c’è inflazione. Non è necessario che il contribuente, a seguito di un incremento del reddito nominale passi a uno scaglione di reddito superiore (che comporta anche una aliquota marginale superiore).
Perché è importante sterilizzare il Fiscal Drag
È inoltre possibile osservare come il Fiscal Drag sia minore, in termini percentuali, man mano che il livello di reddito aumenta. Infatti, dalla nostra simulazione sull’inflazione negli ultimi 3 anni, il Fiscal Drag è il 4,1% del reddito per un reddito di 32.000 euro e l’1,7% per un reddito di 75.000 euro. Tecnicamente ciò è dovuto al fatto che in un sistema progressivo l’aliquota media aumenta, ma in modo decrescente. Il fatto che questo incremento improprio di imposta, in caso di inflazione, rappresenti una quota importante per i lavoratori dipendenti a basso reddito dovrebbe essere una ragione in più per sterilizzarlo.
Ma quanto è importante questo fenomeno in termini quantitativi? Utilizzando dati MEF delle dichiarazioni fiscali suddivise per classi di reddito calcoliamo il Fiscal Drag nel 2022, in cui vi è stata una variazione percentuale dei prezzi (inflazione) rispetto al 2021 del 9%. Secondo le nostre stime lo Stato ha incassato gettito derivante da Fiscal Drag per circa 14 miliardi, di cui 9 da contribuenti con lavoro dipendente prevalente e 3,9 miliardi dai pensionati (Tabella 1).
Il Fiscal Drag del 2022, i dati ufficiali
Il calcolo è stato fatto (per un’applicazione simile si veda rapporto annuale UPB a pag. 236) deflazionando il reddito imponibile del 2022, con il tasso di inflazione del 2022 rispetto al 2021, e applicando quindi il sistema IRPEF vigente nel 2022. Successivamente, l’imposta ricavata è stata aumentata dell’inflazione. Infine, quest’ultima è stata sottratta dal gettito derivante dall’applicazione dell’IRPEF all’imponibile nominale del 2022. Il risultato è il Fiscal Drag del 2022.
Tabella 1
Fiscal drag per tipologia di reddito prevalente,
dati in miliardi di euro
Fiscal Drag | Lavoratori dipendenti | Pensionati | Autonomi | Società di persone | Redditi di impresa | Fabbricati | Altri redditi | Totale |
2022 | 9,084 | 3,907 | 0,234 | 0,281 | 0,221 | 0,182 | 0,070 | 13,979 |
2024 senza aumento | 16,518 | 7,065 | 0,467 | 0,504 | 0,400 | 0,387 | 0,149 | 23,583 |
2024 con aumento 15% | 17,854 | 7,721 | 0,493 | 0,635 | 0,465 | 0,424 | 0,169 | 25,575 |
Per il 2023 e il 2024 non ci sono ancora i dati ufficiali delle dichiarazioni IRPEF. Tuttavia, si può tentare di fare qualche conto. A tal fine abbiamo stimato l’IRPEF netta del 2024 sulla base dei dati del 2022. Abbiamo considerato due scenari, uno precauzionale in cui non vi sia aumento dei redditi sottoposti ad IRPEF e uno in cui si considera un aumento (uniformemente distribuito su tutte le classi di reddito) del 15%, pari alla crescita del PIL nominale tra il 2022 e il 2024.
Abbiamo calcolato il Fiscal Drag nel 2024 considerando l’inflazione cumulata nel 2022, 2023 e 2024, che risulta pari al 17%. In assenza di aumento, il Fiscal Drag per i soli lavoratori dipendenti risulta essere di 16,5 miliardi. Nel caso in cui si consideri l’aumento, il Fiscal Drag raggiunge i 17,9 miliardi.
Il Fiscal Drag negli anni ’70 e ’80 in Italia
È interessante osservare che queste cifre sono molto simili all’incremento di reddito disponibile, pari a 17,3 miliardi, che deriva dalla riforma fiscale certificata dalla legge di bilancio, in fase di approvazione. La riforma è quindi finanziata con imposte impropriamente pagate dagli stessi lavoratori dipendenti. In pratica, da una parte si aumenta il reddito disponibile dei lavoratori dipendenti nelle fasce di reddito fino ai 40,000 euro, ma dall’altra si aumenta della stessa misura la pressione fiscale non restituendo il Fiscal Drag. La conseguenza è che i lavoratori con reddito medio-basso hanno un reale beneficio dalla riforma fiscale molto esiguo e quelli della classe media registrano di fatto una perdita secca.
Negli ultimi 20 anni non ce ne siamo accorti, perché non c’è stata inflazione, ma in passato il Fiscal Drag era un problema comune dei sistemi fiscali.
In Italia, negli anni ’70 e ’80, in cui vi furono alti livelli di inflazione, per sterilizzarlo si indicizzarono gli scaglioni IRPEF e le detrazioni all’inflazione. Ciò avvenne per esempio con la finanziaria del 1983, ma anche con la legge 69/1989 fino al 1992. Fino al 1984 anche i salari erano indicizzati automaticamente all’inflazione con la scala mobile. Poi tale adeguamento fu gradualmente ridotto, fino a essere completamente abolito nel 1992. Oggi, quindi giustamente la scala mobile non c’è più e la perdita di potere d’acquisto conseguente all’inflazione è materia di contrattazione tra i rappresentanti dei lavoratori dipendenti (sindacati) e i rappresentati dei datori di lavoro.
Il Fiscal Drag e la fiammata inflazionistica
Non si vede però perché, i lavoratori dipendenti, così come gli altri contribuenti che pagano l’IRPEF (in particolare i pensionati) debbano, in seguito all’inflazione, anche pagare più imposte di prima. Quest’ultimo è un tema che riguarda la relazione tra i contribuenti che pagano l’IRPEF e lo Stato. Deve essere da quest’ultimo affrontato, programmando la restituzione del Fiscal Drag, soprattutto nel caso di elevate fiammate inflazionistiche, come quella verificatasi negli ultimi anni.
In conclusione, il Fiscal Drag dovuto alla fiammata inflazionistica di questi ultimi anni è un serio problema per chi paga un’imposta progressiva (soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati) e va restituito. Si può fare calcolando l’IRPEF sulla base imponibile deflazionata e poi rivalutando l’imposta ai prezzi correnti. Successivamente si sottrae quest’ultima dall’imposta realmente pagata e si ottiene quanto lo Stato dovrebbe restituire al contribuente. Anche se non si potesse restituire il Fiscal Drag per il passato per mancanza di risorse, sarebbe opportuno cominciare a sterilizzarlo al più presto possibile per il futuro, visto che comunque l’aumento eccezionale dei prezzi subito negli ultimi anni si è ormai consolidato e ce lo trascineremo per tutti i prossimi anni.
Pubblicato su lavoce.info, il 19.12.24