Il prosecco, vino spumante DOCG
Vincenzo LongobardO • SOMMELIER
Se esiste un vino che tutti conoscono, questo è sicuramente il prosecco, vino spumante. È divenuto ancora più famoso in questi anni in quanto molto richiesto sia tal quale, che nella preparazione base dello spritz come aperitivo. Proviamo a conoscerlo un po’ meglio partendo dal top della produzione, la DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita). Vanta un’area di produzione estesa a soli 15 Comuni.
Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG (uvaggio glera per un minimo del 85%) si può degustare nelle versioni Extra Brut, Brut, Extra Dry e Dry. Sono distinte tra loro per il residuo zuccherino. È solo apparentemente un vino semplice, semiaromatico, fresco e ricco di aromi primari. La spumantizzazione avviene in autoclave con il metodo Martinotti, sistema che permette di esaltare al meglio le specificità dello spumante. Nelle sue espressioni migliori risulta essere di grande bevibilità e particolare profondità. Alla vista si presente con il suo inconfondibile colore giallo paglierino dai leggeri riflessi verdi, spuma fine abbondante e persistente.
Come sopra detto, normalmente viene consumato come aperitivo ma è consigliabile berlo anche a tutto pasto. La condizione è che non ci siano piatti impegnativi, abbinandolo a crostacei e risotti.
La Scuola Enologica di Conegliano
La marca Trevigiana, espressione sorta nel XII secolo per indicare il territorio che si estendeva attorno alla città di Treviso, dopo il veronese, è il distretto vitivinicolo più importante del veneto, patria appunto del prosecco. Il 1876 fu un anno importante per il territorio. Nacque infatti la Scuola Enologica di Conegliano. Fu fondata da Giovanni Battista Cerletti, ingegnere ed enologo e Antonio Carpenè chimico ed enologo. Questi lavorò con dedizione alle tecniche di spumantizzazione e fermentazione.
L’istituto nacque per la diffusione e la conoscenza della cultura vitivinicola, affinché il territorio e la sua popolazione potessero sfruttare al meglio le risorse di cui disponeva e dunque progredire economicamente verso un maggior benessere. Per Antonio Carpenè era giunto il momento per l’Italia di dotarsi di una tradizione spumantistica di qualità al pari degli altri paesi europei. Fu così che tra la fine del’800 e la metà degli anni ’60 dello scorso secolo, si assistette in Italia a un importante crescita, mai vista prima, del settore spumantistico. Nel 1962 nacque il consorzio di tutela e nel 1969 la prima DOC (Denominazione di Origine Controllata). Era desiderio dei produttori regolamentare le produzioni per il tramite di un disciplinare.
Il prosecco di “Conegliano Valdobbiadene”
Iniziò così la diffusione e il successo del vino prosecco anche dal punto di vista commerciale, fino all’ottenimento nel 2009 della DOCG. Era identificata nelle zone storiche di produzione, quella di alta collina, che si differenzia da quelle ricadenti sotto la DOC, prodotte soprattutto nella pianura trevigiana e vicentina. In pratica si assiste alla valorizzazione del territorio e non del solo vitigno. Viene stabilito che in etichetta debba comparire il nome dei comuni “Conegliano Valdobbiadene”, o solo uno dei due, e la specifica prosecco.
A pochi chilometri da Valdobbiadene si produce un prosecco di altissima qualità. Avviene nella prestigiosa sottozona Cartizze disciplinata fin dal 1969 di soli 107 ettari di vigneto, a forma di pentagono. È compresa tra le colline più scoscese di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, nel comune di Valdobbiadene. Ha una resa di 120 quintali per ettaro.
La denominazione in etichetta “Riva”
Infine, l’ulteriore denominazione in etichetta “Riva” è presa a prestito dalla parlata locale per identificare le pendici delle colline scoscese che caratterizzano il Conegliano Valdobbiadene. È stata scelta per uno spumante che esprime l’essenza del territorio. Ne mette in luce le diverse espressioni. Il Rive infatti è prodotto esclusivamente con uve provenienti da un unico Comune o frazione di esso. Esalta così le caratteristiche che il territorio conferisce al vino.
È ottenuto spesso dai vigneti più ripidi e vocati. Permette di conoscere più a fondo il territorio. Nella denominazione sono presenti 43 rive. Ognuna di esse esprime una diversa peculiarità di suolo, esposizione e microclima. Nel Rive la produzione è ridotta a 130 quintali per ettaro. Le uve si raccolgono esclusivamente a mano. L’etichetta indica il millesimo, riportato insieme al nome della “riva”. Per esempio, un rive prodotto a Col San Martino si chiamerà “Rive di Col San Martino”.
A termine di questo breve viaggio rivolto alla maggiore conoscenza del prosecco DOCG, mi auguro che qualcuno sia incuriosito all’assaggio di questa tipologia di spumante, e che vada alla ricerca di un Cartizze o di un “Riva” al fine di gustarlo a tutto pasto, di valorizzare questo vino e non identificarlo e ridurlo al solo consumo come aperitivo.