Nelle grandi città il disagio era palpabile. Le occupazioni e gli sfratti aumentavano e nonostante ciò la svendita del patrimonio pubblico non si arrestò.
CASA CITTÀ E CITTADINI CRISTALLI POPOLARI

La lotta per la casa degli anni 2000

EDUARDO BARBERA Laureato presso la facoltà di Urbanistica: città ambiente paesaggio del Politecnico di Milano 

Negli anni 2000 l’Italia non era più un paese di sola immigrazione interna, ma soprattutto di immigrazione proveniente dall’estero. Iniziarono a innescarsi dinamiche complesse derivanti dalla necessità per gli stranieri di integrarsi e di trovare alloggi a prezzi ragionevoli. Accanto a questa nuova classe fragile si schierarono immediatamente i sindacati per la casa. Esigono azioni immobiliari sociali, intermediazione tra proprietari e immigrati, sistemazioni collettive e implementazione del patrimonio di alloggi da affittare a prezzi contenuti.

Nel 2004 il Sicet elaborò un’indagine che metteva in luce la vertiginosa impennata degli affitti che arrivava a toccare aumenti ingiustificati del 50-60%. Nelle grandi città il disagio era palpabile. Le occupazioni e gli sfratti aumentavano e nonostante ciò la svendita del patrimonio pubblico non si arrestò.

Il 2008 fu la volta della strenua opposizione al Decreto “casa per tutti”. È giudicato dai sindacati inquilini inutile per aiutare le famiglie bisognose e uno strumento politico a sostegno di costruttori e speculatori. Il Decreto agiva sull’implementazione di social housing. È criticato sotto tre punti di vista: (Luciani, Sirleto, 2022)

  • 12.000 unità abitative di social housing inserite nel mercato dovevano sostituire 12.000 unità abitative di edilizia economica e popolare che si intendeva alienare dal patrimonio pubblico; 
  • era prevista la sottrazione di 550 milioni, stanziati nel 2007, dall’emergenza abitativa;
  • sempre di più si sceglieva di adottare una strategia volta alla proprietà e, non all’affitto.

Il tentativo inconsistente e privo di effetti sulla realtà del governo

Nel giugno 2009 il Sunia pubblica un’indagine. Prevedeva per il triennio 2009/2011 che 150.000 famiglie sarebbero state a rischio sfratto per l’incapacità di sostenere gli aumenti degli affitti. Questa analisi ancora di più sottolineava come il tentativo del governo risultava inconsistente e privo di effetti sulla realtà che si manifestava in tutta la sua complessità e gravità. 

Nel decennio successivo l’andamento degli sfratti continuava senza sosta. Il 2014 vide un’impennata del 5,7% degli sfratti per morosità e del 14,7% delle esecuzioni. (Luciani, Sirleto, 2022)

Data la situazione, Cgil, Spi, Sunia e Fillea proposero la manovra “Occupiamoci di casa” che prevedeva: (Luciani, Sirleto, 2022)

  • un piano pluriennale di edilizia sociale in affitto a canoni sostenibili;
  • una revisione della legge sulla locazione volta ad abbassare il livello degli affitti privati e ad aumentare l’offerta;
  • finanziamenti consistenti e continui per sostenere gli inquilini in difficoltà.

La nuova convenzione nazionale per i contratti di affitto concordati

Nel 2017 gli sforzi di analisi e ricerca dei sindacati per tenere alta l’attenzione sul tema casa furono, almeno parzialmente, ricompensati. Si firma la nuova convenzione nazionale per i contratti di affitto concordati. Mirava a regolare il mercato degli affitti privati e a dare nuovo impulso ai contratti concordati. 

Sempre grazie alle loro iniziative, i sindacati nel 2019 recuperano 88 milioni di euro. Rischiavano di essere fondi non spesi. Li indirizzano a interventi di contrasto alla morosità incolpevole. (Luciani, Sirleto, 2022)

Negli anni precedenti il fondo di sostegno alla locazione era stato azzerato. Per il 2019 fu stanziata una somma di 10 milioni, insignificante rispetto a quella necessaria.

Il Sunia si fece promotore dell’idea di rendere comunicanti i due fondi: morosità incolpevole e sostegno alla locazione. Si ottenne così una cospicua somma che vide aggiungere ulteriori 46 milioni stanziati nel 2019 per la morosità incolpevole. La strategia da adottare era quella di usare il sostegno alla locazione come strumento ordinario e solo in via emergenziale impiegare risorse per la morosità incolpevole. (Luciani, Sirleto, 2022)

Accordo integrativo per il livello degli affitti in social housing

Altro passo importante avvenuto nel 2019 fu la firma dell’Accordo integrativo per determinare il livello degli affitti in social housing. Prese le mosse da un caso effettivo, la costruzione di 253 alloggi sul territorio fiorentino (Luciani, Sirleto, 2022). I sindacati degli inquilini si imposero e furono in grado di contrattare il canone di locazione. In quel caso specifico fu stabilito tra i 5,90 e i 6,60 euro/mq in base alla localizzazione precisa dell’unità abitativa (Luciani, Sirleto, 2022). Furono così garantiti canoni accessibili e un’offerta abitativa capace di rispondere alle esigenze delle fasce di popolazione più fragili.

L’avvento del Covid fu devastante per tutti i settori. Quello abitativo, già fragile, accusò il colpo in maniera molto accentuata. Le morosità, incolpevoli, subirono un’impennata evidente, come era prevedibile, e si rese così necessario prendere dei provvedimenti.

Il fondo di sostegno all’affitto ai tempi del Covid

I sindacati inquilini si fecero portavoce della problematica in atto. Tramite un comunicato, chiesero al governo sostegno per le classi più in difficoltà. Il fondo di sostegno all’affitto, lo strumento che sarebbe dovuto essere in grado di sostenere, per il tempo necessario, le famiglie in difficoltà, si dimostrò inefficace. Era di soli 50 milioni all’anno per il triennio 2020-2023. (Luciani, Sirleto, 2022). Anche grazie agli sforzi dei sindacati si ottenne una proroga di 6 mesi all’avvio delle procedure di esecuzione degli sfratti. Erano precedentemente previste per l’inizio del 2021. Il risultato fu annunciato in comunicato congiunto redatto da Sunia, Sicet, Uniat e U.I.. 

Successivamente si ottenne un’ulteriore proroga del blocco degli affitti fino al 30 giugno 2021. I sindacati presentarono una stima sugli sfratti previsti per il 2022 per far leva sulla gravità della situazione e invocare una pianificazione statale che mettesse in campo delle risorse per la scadenza dell’ultimo blocco degli sfratti (Luciani, Sirleto, 2022). Nel marzo 2022 gli sforzi dei sindacati furono accolti, almeno formalmente, dal Ministero Infrastrutture e Mobilità. Stabilì l’apertura di un tavolo di confronto periodico. Vedeva come partecipanti, oltre al ministero, Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini.

La lotta per la casa e la storia dei diritti civili e sociali del paese

La lotta per il diritto alla casa in Italia, attraversando decenni di mobilitazioni, legislazioni e sfide sociali, rappresenta un capitolo cruciale nella storia dei diritti civili e sociali del paese. Si passa dall’emergenza abitativa post-bellica ai movimenti degli anni ’70, fino alle battaglie contemporanee per l’equità e la sostenibilità. I sindacati degli inquilini hanno avuto un ruolo determinante nel promuovere e tutelare i diritti degli strati più vulnerabili della popolazione. 

Lo sforzo dei sindacati, e non solo, ha reso possibile un’azione congiunta. Ha permesso di ottenere risultati significativi, come la legge sull’equo canone, il piano per l’edilizia residenziale pubblica e la regolamentazione degli affitti concordati. Tuttavia, le sfide non sono mai mancate, con ricorrenti crisi abitative, l’erosione del patrimonio pubblico e l’aumento degli sfratti. Hanno costantemente richiesto un impegno vigile e propositivo.

Negli ultimi anni, l’emergenza abitativa si è intrecciata con nuove dinamiche sociali, come l’immigrazione e le fragilità economiche accentuate dalla pandemia. In questo contesto, i sindacati hanno continuato a svolgere un ruolo cruciale, sia nella difesa dei diritti degli inquilini, sia nella mediazione con le istituzioni per garantire soluzioni concrete e tempestive. 

Il percorso descritto testimonia come il diritto alla casa sia un elemento cardine del welfare e della giustizia sociale. Pur di fronte a sfide ancora aperte, l’esperienza dei movimenti per la casa dimostra che l’unità e l’azione collettiva possono produrre cambiamenti significativi. Possono gettare le basi per una società più equa e inclusiva.


UN ESTRATTO DALLA TESI _Diritto alla casa e politiche abitative

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