La sicurezza non tema di destra
CITTÀ E CITTADINI LEGALITÀ

La sicurezza non è un tema di destra

FRANCO MIRABELLI • Vicepresidente GRUPPO PD al Senato e componente Commissione Parlamentare Antimafia

Prima di entrare nel merito del DDL sicurezza approvato alla Camera credo sia giusto partire da un principio. La sicurezza non è un tema di destra, anche se la destra cerca di farlo credere e di appropiarsene! In realtà dare sicurezza e protezione alle persone e alle comunità deve essere ed è una priorità per la sinistra. Sono le persone più fragili le più esposte ai reati. Sono loro quelle che hanno più bisogno di sicurezza pubblica. Hanno meno risorse per proteggersi e spesso sono costrette a vivere in territori degradati.

La vera differenza è questa. Noi abbiamo scelto, bene o male, la strada più difficile, ma anche l’unica utile, la prevenzione, le risposte concrete, il lavoro sulla qualità della convivenza. La destra usa la sicurezza come una bandiera da agitare. È uno strumento di propaganda per alimentare e speculare sulle paure delle persone. Preferisce conquistare un consenso che non ha nulla che fare con la soluzione dei problemi. Punta a mostrare un volto inutilmente cattivo dello Stato che si accanisce su chi commette i reati. Sono esclusi i colletti bianchi o la criminalità organizzata. Loro beneficeranno della stretta sulle intercettazioni voluta dallo stesso governo che ha proposto il DDL sicurezza.

Sicurezza in cambio di diritti individuali e collettivi

Ecco nel disegno di legge “sicurezza” c’è questa idea della destra. C’è anche quella, ancora più pericolosa che cerca di affermare il principio per cui in nome della sicurezza si possa e convenga rinunciare a diritti individuali e collettivi. È lo scambio alla base dei regimi illiberali, che cambia la stessa idea di democrazia e convivenza. E per questo questa legge rischia di diventare un precedente pericoloso!

In più questa normativa non da nessuna risposta concreta per prevenire i reati. Non si investe sulle forze dell’ordine. Con la destra al governo in questi due anni i reati sono aumentati. Le loro scelte non rendono le città più sicure. Non serve mettere in carcere le donne incinte o con bambini piccoli, né proibire l’acquisto delle sim agli immigrati in attesa di permesso di soggiorno né, ancora, quella, definita inapplicabile dal procuratore Salvi, che prevede pene astronomiche per chi occupa casa. È anche questo un reato già punito dal codice.

Si introducono nuovi reati e si alzano le pene, spesso accanendosi sui più fragili e non sui più pericolosi. L’unico scopo è di raccontarli in televisione parlando alla pancia di chi ascolta, ben sapendo che le cose non miglioreranno. Anzi, intaseranno i tribunali. Renderanno ancora più lento il sistema giudiziario e riprodurranno gli stessi effetti dannosi che ha già avuto il decreto Caivano. Sono aumentati del 50% i reclusi negli istituti per minori, mettendo in crisi l’intero sistema con il rischio di produrre recidività non certo sicurezza.

Per la sicurezza scelte ingiustificabili e inaccettabili

C’è poi la parte del disegno di legge che mira a restringere i diritti di manifestazione del dissenso, introducendo nuovi reati per punire penalmente proteste anche se pacifiche e non violente. Si arriva a introdurre assurde aggravanti legate non alle forme ma agli obiettivi della protesta. Protestare contro una grande opera comporta pene più elevate di quelle previste per altre manifestazioni, una scelta ingiustificabile.

Ma permettetemi di concludere sottolineando la norma, per me, più odiosa contenuta nella legge, quella che punisce con pene fino ai vent’anni i detenuti che in carcere protestano in modo passivo, rifiutando il cibo o l’ora d’aria. C’è l’idea davvero inaccettabile che, a fronte delle condizioni di sovraffollamento e di degrado delle carceri, le cose si possano risolvere così. Si minacciano i detenuti e si tacita chi denuncia il malessere.

Ecco. Ho scritto alcune cose per evidenziare come siamo di fronte a un provvedimento che introduce principi pericolosi, spesso di dubbia costituzionalità. Racconta però con chiarezza che la destra al governo, al di là della sua propaganda, mette in discussione principi elementari di convivenza e di uno Stato liberale.


Pubblicato su Affari italiani il 12.10.24