La tutela dei lavoratori
Raffaele Di Bello • AVVOCATO DEL LAVORO
La tutela dei lavoratori nell’ambito dei contratti di appalto è una problematica di sempre maggiore attualità. È quindi necessario aiutare il lavoratore a comprendere quali siano le tutele che l’ordinamento offre a sua difesa. Per prima cosa bisogna ricordare che l’appalto è un contratto con il quale un’azienda (committente) affida a un’altra società (appaltatore) la gestione di un’opera o di un servizio, pagandole un corrispettivo. Questa pratica è molto diffusa in diversi settori, come le pulizie, la mensa, l’informatica, la logistica, la vigilanza privata ecc.
Cosa succede, quindi, ai lavoratori che sono impiegati dall’appaltatore per svolgere il servizio? Quali sono le loro garanzie in caso di cambio di appalto, ritardo nei pagamenti, inadempienze o fallimento dell’appaltatore?
La legge prevede due tipi di tutele per i lavoratori in appalto: l’azione diretta e la responsabilità solidale.
L’azione diretta
L’azione diretta è prevista dall’articolo 1676 del Codice Civile e consente ai lavoratori di chiedere direttamente al committente il pagamento di quanto gli è dovuto, fino alla concorrenza del debito che il committente ha verso l’appaltatore. Questa azione può essere esercitata solo se il credito del lavoratore è maturato durante l’esecuzione dell’appalto e se il committente non ha ancora pagato l’appaltatore.
La responsabilità solidale
La responsabilità solidale è prevista dall’articolo 29 del Decreto Legislativo 276/2003. Questo obbliga il committente imprenditore o datore di lavoro a corrispondere ai lavoratori, entro il limite di due anni dalla cessazione dell’appalto i trattamenti retributivi, il TFR, i contributi previdenziali e i premi assicurativi dovuti in relazione al periodo di appalto. Questa responsabilità si applica anche ai subappaltatori e non dipende dal pagamento o meno dell’appaltatore.
Queste due tutele hanno lo scopo di garantire ai lavoratori in appalto il rispetto dei loro diritti. Evitano che restino senza retribuzione o senza contributi in caso di insolvenza o di cambio di appaltatore. Tuttavia, non sono sempre sufficienti a prevenire situazioni di precarietà o di sfruttamento.
Le clausole sociali
Per questo motivo il Codice degli Appalti prevede anche l’obbligo per gli enti pubblici di inserire nelle gare di appalto delle clausole sociali, volte a promuovere la stabilità occupazionale e il mantenimento delle condizioni di lavoro del personale impiegato. Queste clausole possono prevedere, per esempio, il subentro automatico del nuovo appaltatore nei rapporti di lavoro, il rispetto dei contratti collettivi, la formazione e l’aggiornamento professionale dei lavoratori.
In conclusione, i lavoratori in appalto hanno delle tutele specifiche previste dalla legge. Devono però anche essere tutelati dai sindacati e dalle associazioni di categoria. Queste possono vigilare sul rispetto delle norme e delle clausole sociali e intervenire in caso di violazioni o di conflitti.