Oltre le porte di una Cattedrale
CITTÀ E CITTADINI GIOVANI LEGALITÀ

Oltre le porte di una Cattedrale

ERMANNO MERLO 

La mia preghiera sale al cielo come il fumo dell’incenso. Si disperde nell’aria. Si raccoglie nel tempo. Segue la strada dei sogni. Così come dice il salmo. Di tutte le cose perfette Dio ha visto il limite, lui il principio primo che regge ogni nostra altra realtà di senso, colui che ha creato il mondo, sul quale si fondano le nostre relazioni sociali, la nostra vita

Quel Verbo che si è fatto carne per mezzo dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria Santissima. Nel sì, in quell’Eccomi ci insegna la via di un’adesione storico salvifica a un’identità di senso. Ci spiega che oltre il dolore, la sofferenza, l’impossibilità possiamo sempre trovare la ragione d’essere che ci scaldi il cuore. Quella Veritas lucens et reguardens di S. Agostino, quella verità che è libertà, che è fino in fondo volontà dell’amore. 

L’anima mia magnifica il Signore e lo spirito esulta in Dio mio salvatore, poiché ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata
Ancora continua il Magnificat ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili

Il distacco dalla società post-moderna

Parole precise, puntuali. Segnano un distacco vero e proprio dalla nostra società post-moderna che sembra oggi racchiudere in seno a sé stessa un paganesimo idolatrico. 
Dove tutti siamo sempre impegnati a correre dietro a tanti bisogni strumentali. 
Quanto è bello fermarsi, chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, sentire che apparteniamo al tutto che ci circonda, che siamo in questa parentesi di vita, in attesa della vita altra, oltre, al di là di noi.

È il sentimento che ogni volta anima il cuore, quando entro dalle porte della Cattedrale di Lodi e alzo gli occhi verso il soffitto. 
La luce filtra dal rosone marmoreo, dalle bifore e si disperde tutto intorno. Il profumo dell’incenso e il silenzio segnano un distacco profondo da tutto quello che c’è fuori: il rumore, la frenesia della quotidianità.
Ho imparato a riconoscere i volti che animano la Chiesa Romanica di Lodi, i fedeli che partecipano giorno dopo giorno alla S. Messa, i canonici. 

Volti, storie, persone, profumi

Con alcuni di loro ho stretto un legame di amicizia. Il Sacrestano Ismaele, che insieme a Giulio e Filippo animano le attività della Cattedrale. Con loro è bello condividere uno stesso tratto di strada, pensieri e scelte importanti. Poi le riflessioni spesso profonde talvolta leggere, con alcuni dei canonici. C’è don Fogliazza, padre confessore ed esorcista della diocesi. Don Cremascoli, anziano colto sacerdote celebra la S. Messa festiva presso il Tempio Civico dell’Incoronata. È un uomo profondo, mai banale, anche quando scherza, di grande cultura. Si muove senza mai cadere nel vanto o nella presunzione. 

Sono volti, storie, persone, profumi che scaldano il cuore. Arrivano precisi, puntuali, senza sfumature in quel fiume della vita che scorre inesorabile. Il fiume di Dio è gonfio di acque 

Tu Signore fai crescere il frumento per gli uomini e benedici i suoi germogli
Ogni cosa proclama il suo nome, vive nel tempo e nella storia. 
E il fumo sale, tra le panche della Cattedrale, nello sguardo dolce di don Fogliazza, in quello sincero di don Cremascoli, nella gentilezza del Vicario Generale Bassiano, nell’abbraccio sincero di Ismaele, nell’acqua che bagna i fedeli in ascolto durante il rito liturgico dell’aspersione, nel suono dell’organo che anima il canto, nelle ultime luci che si spengono prima della chiusura della Cattedrale.

La strada verso un eterno illuminismo

Sono emozioni forse banali. Potrebbero apparire inutili agli occhi di un mondo che prosegue la sua strada verso un eterno illuminismo della ragione strumentale.

Ma la Chiesa, così come affermava Papa Benedetto XVI, deve essere aperta al mondo. Al tempo stesso non deve lasciarsi trascinare da quella che lui stesso definiva la dittatura del relativismo. La Chiesa è un’alternativa a tutto questo. È il Mistero della parola di Dio e del corpo mistico di Cristo. È un’esperienza che ancora oggi non cessa di vibrare nell’identità delle cose.

Così è, tra la veglia e il sogno, nel tutto di un cammino talvolta difficile, in cui ci si può sentire soli, abbandonati, senza possibilità.
Così è, ancora, in una fredda mattina di gelo invernale, a gennaio, gli occhi socchiusi, le mani strette nel cappotto, i piedi sui sassi del fiume, con lo sguardo rivolto verso l’imponente Cattedrale che si affaccia sulla piazza, in attesa che apra per la prima Messa.
Nel cuore la stessa speranza, quella che ci perseguita da sempre: essere felici.