Ridurre il lavoro sommerso
MARCO LEONARDI
Tutte le volte che succedono incidenti sul lavoro si dice che bisogna aumentare le ispezioni e ridurre il lavoro sommerso. Nel PNRR c’è un programma proprio con questi due obiettivi, a che punto sta? La Commissione Europea fu molto insistente affinché ci fosse un progetto di riduzione del lavoro sommerso. Si tratta di un tema presente da sempre nelle raccomandazioni annuali.
È vero che il programma fu inizialmente dotato di pochi soldi nel PNRR, ma ricordiamoci che è cambiato molte volte. Ha subito una revisione sostanziale, se il governo avesse voluto avrebbe ben potuto finanziarlo. Adesso probabilmente non farà altro che rinviare le scadenze e i target.
Il programma è fatto di 2 target fondamentali e 5 linee di azione tra cui: 1) raccolta di dati granulari sul lavoro sommerso; 2) misure per trasformare il lavoro sommerso in lavoro regolare; … 5) misure per favorire l’impiego regolare di lavoratori stranieri in agricoltura attraverso il contrasto agli insediamenti abusivi.
A cosa punta la nuova riforma
La riforma punta ad aumentare, entro il secondo trimestre del 2025, il numero di ispezioni sul lavoro del 20%, rispetto alla media del numero di ispezioni nel biennio 2019-2021, e a generare una diminuzione dell’incidenza del lavoro sommerso di due punti percentuali, entro il primo trimestre del 2026.
A complemento della riforma è previsto, inoltre, il rafforzamento dell’organico dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, con l’assunzione di 2.555 nuovi dipendenti. L’organico attuale effettivo è di 4.027 unità. Il problema fondamentale dell’INL è che nonostante i concorsi, non riesce ad assumere nuovi ispettori. Nell’ultimo concorso ha assunto metà dei posti disponibili.
Problemi non risolti fra Ministero del Lavoro, INL e INPS
Il tema delle ispezioni e della unificazione di tutti i tipi di intervento (salute e sicurezza sul lavoro e evasione contributiva) tra Ministero del Lavoro, INL e INPS è una vecchia questione a partire dalla riforma del 2015. Gli ispettori non furono mai unificati. Non si riusciva a parificare il loro stipendio, più alto a INPS, più basso a INL. Ora le ispezioni le fa solo INL ma non riesce ad assumere ispettori. Intervengono per lo più Carabinieri e Guardia di Finanza ma quando c’è ormai una denuncia.
Anche l’unificazione delle banche dati non è stata realizzata. Gli ispettori INL si devono fare estrarre ad hoc le informazioni contributive da INPS. Non vorrei che per aumentare il numero delle ispezioni, si ricorresse a quell’incredibile norma che prevede che debbano essere preannunciate alle aziende 10 giorni prima.
Manca l’indicatore macroeconomico ISTAT
Il secondo obiettivo riguarda la riduzione del lavoro sommerso misurata attraverso due indicatori, uno macro e uno micro. L’indicatore macroeconomico doveva essere prodotto con l’aiuto dell’ISTAT non è arrivato. Il secondo indicatore è un campione di mille imprese che non è mai stato fatto. Si rischia che la cosa più utile contro il lavoro sommerso sia stata fatta da Draghi più di due anni fa (e poi introdotta in codice appalti). È l’obbligo di parità di trattamento economico tra i dipendenti dell’appaltatore e quelli del sub-appaltatore. Molto spesso il sommerso si riflette in una sotto dichiarazione di ore lavorate. Accade che persone lavorano otto ore al giorno ma ne dichiarano quattro, per esempio.
L’INPS aveva messo su un progetto sugli indicatori sintetici di affidabilità contributiva (ISAC) in specifici settori (pubblici esercizi, commercio, commercio alimentare al dettaglio e all’ingrosso) e come esperimento mandava lettere a chi era sospettato di irregolarità contributiva. Tutto prontamente fermato.
Il lavoro domestico e quello agricolo
Altri due temi a parte sono il lavoro domestico e quello agricolo. Nel lavoro domestico, uno su quattro è in nero. Da solo risolverebbe l’obiettivo della riduzione del lavoro sommerso. Ovviamente lì non si possono fare ispezioni ma si potrebbe incentivare l’emersione. Qui sarebbero serviti i soldi e la revisione del PNRR, ma niente. È stata fatta invece una mini-misura finanziata per un solo anno, a valere sul bilancio nazionale.
“per un periodo massimo di ventiquattro mesi un esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi a carico del datore di lavoro domestico che deve avere un ISEE non superiore a 6000 euro, nel limite massimo di importo di 3.000 euro su base annua, in caso di assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di lavoro domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani, con un età anagrafica di almeno ottant’anni, già titolari dell’indennità di accompagnamento”.
Come risultato sono coperti 20 mila sui 4.5 milioni di non autosufficienti. Infine, per quanto riguarda il lavoro agricolo, già nello scorso governo, ministro del lavoro Orlando, i comuni furono sollecitati a denunciare la presenza di campi di insediamento abusivi sul loro territorio. Gli esiti di quell’indagine furono presentati in Parlamento, ma dal quel momento non è successo niente…
Pubblicato su Il Foglio il 28.10.24