Tagli al PNRR sanità
LAVORO NORMATIVE

Tagli al PNRR sanità

MARCO LEONARDI – LEONZIO RIZZO

Nelle ultime settimane vi sono state forti lamentele da parte delle regioni per il taglio ad alcuni investimenti nella missione “sanità” del PNRR. In particolare, si tratta del progetto “sanità connessa” per 200 milioni, ma soprattutto della cancellazione dal Piano Nazionale Complementare (il piano parallelo al PNRR finanziato con il bilancio nazionale) del progetto “verso un ospedale sicuro e sostenibile” per il 1,2 miliardi.

Quel progetto finanzia il miglioramento strutturale degli edifici ospedalieri, adeguandoli alle vigenti norme antisismiche. Il governo sostiene che per finanziarlo sia possibile attingere alle risorse nazionali per il programma dell’edilizia sanitaria. Ovvero si vorrebbe far ricorso ai fondi ordinari dell’articolo 20 della legge 67/1988. Quindi non ci sarebbe nessun taglio.

Hanno ragione le regioni. È vero che formalmente esiste un fondo su cui, secondo l’ultima audizione della Corte dei Conti, a maggio 2023 residuavano 10,4 miliardi per programmi ancora da sottoscrivere. Tuttavia, finché il programma non viene sottoscritto, con lunga e complessa procedura, e il suo costo inserito in legge di bilancio, i 10,4 miliardi non hanno di fatto copertura. Quindi se si vuole finanziare il taglio alla sanità con il fondo relativo al programma per l’edilizia sanitaria, bisognerà nella prossima legge di bilancio prevederne la copertura o aumentando l’indebitamento o definanziando altri programmi.

Un gioco a somma zero per gli investimenti in sanità

L’altra possibilità è che si attinga alle risorse relative a progetti, finanziati sempre con il fondo per l’edilizia, già approvati. Sono previsti impegni in legge di bilancio per 940 milioni nel 2024, 1,2 nel 2025 e 1,1 nel 2026. Nella prossima legge di bilancio si potrebbero definanziare tali impegni. Ciò vorrebbe dire ovviamente non fare alcuni progetti per farne altri. Sarebbe un gioco a somma zero per gli investimenti in sanità. Inoltre, se alcuni investimenti fossero già stati avviati, potrebbe essere un’operazione molto difficile da fare. In teoria rimangono anche i residui passivi per circa 2,8 miliardi. Questo solo in teoria perché questi sono debiti dello Stato, relativi a impegni già presi. Non si possono definanziare.

Le possibilità sono quindi tre: o si fa più debito o si definanziano altri progetti o si taglia il progetto di messa in sicurezza sismica degli ospedali. Il PNC ha le stesse regole del PNRR. Con questi tagli di fatto si rinuncia a inserire questi progetti in un canale che avrebbe usato procedure e vincoli temporali tali da renderne possibile l’attuazione. Invece il governo li sta rimettendo a carico dei finanziamenti ordinari degli investimenti, ben sapendo che con le procedure ordinarie si procede con grande lentezza (e forse mai).

Per quanto riguarda il taglio di 1,27 miliardi questo implicherà minori interventi per adeguamenti antisismici nelle strutture ospedaliere. Le unità da adeguare sono infatti passate da 109 a 84. Anche nel caso in cui si riuscisse a trovare le risorse la procedura perché queste siano attivate e particolarmente complessa. Il finanziamento, semmai, sarà necessario tra un paio di anni se non molto di più. Questo significa rinviare o molto probabilmente cancellare gli interventi per la messa in sicurezza di strutture ospedaliere già esistenti.

I fondi ordinari per l’edilizia sanitaria

Infatti prima di arrivare alla necessità di trovare una copertura finanziaria le procedure attuative dei fondi ordinari per l’edilizia sanitaria sono distribuite come segue. i) le Aziende Sanitarie Locali (ASL) presentano alle regioni un’idea progettuale; ii) le Regioni valutata la fattibilità dell’intervento, inseriscono il progetto nel programma degli interventi; iii) il programma  degli  interventi  viene sottoposto al Ministero della Salute; iv) il Ministero della Salute, valutati gli studi di fattibilità, autorizza gli interventi mediante la sottoscrizione di Accordi di Programma; v) le regioni fanno richiesta di finanziamento dei singoli interventi al Ministero della Salute; vi) intervenuta l’ammissione a finanziamento, le ASL procedono all’indizione delle gare per attuare gli investimenti.

La procedura è lunga e complicata e coinvolge almeno tre livelli di amministrazione: le ASL, le regioni e il ministero nonché ovviamente la conferenza Stato Regioni. Ci vogliono anni se non quasi un decennio per arrivare alla fine. Tutti gli sforzi compiuti in passato per semplificare questa procedura, a ora sono stati frustrati.

Alla fine, la situazione nel comparto sanità è questa. L’anno scorso sono state ridotte le case di comunità da 1350 a 1038 (il governo le voleva ridurre a 936). Ora il progetto riguarda la messa in sicurezza antisismica degli ospedali. Nel frattempo non si è ancora risolto l’unico tema che andava davvero risolto. È prioritario rinnovare la convenzione con i medici di base. Questo vuol dire indurli a lavorare all’interno delle case di comunità che altrimenti rischiano di rimanere vuote.


Pubblicato su Il Foglio il 30.03.2024