White List, quale futuro?
DAVID GENTILI • COMPONENTE COMITATO ANTIMAFIA DEL COMUNE DI MILANO
Sono 3.302 le società iscritte alla White List di Milano. È l’elenco di enti privati per i quali la Prefettura garantisce siano esenti da tentativi di infiltrazione mafiosa che ne condizionerebbero le scelte e gli indirizzi. Non si tratta di qualsiasi impresa. Sono quelle che operano nei settori maggiormente esposti al rischio di essere inquinati da capitali criminali: movimento terra, guardiania dei cantieri, servizi funerari e cimiteriali, trattamento e smaltimento dei rifiuti, ristorazione.
Non è però tutto oro ciò che luccica. E la White List non è un’eccezione. Di queste 3.302 società in 1.809 hanno avanzato richiesta alla Prefettura ma non hanno avuto ancora risposta. Ben 512 sono in attesa che la loro iscrizione, accettata nel passato, venga rinnovata dopo un anno di regolare iscrizione. Possiamo dire che siamo in una situazione di particolare affanno. La città che nel 2026 ospiterà le olimpiadi invernali ha solo il 30% delle aziende che svolgono la propria attività nei settori più a rischio a posto con i controlli antimafia. È anche la città in cui si costruisce di più in Italia. Per la guardiania fino ai cantieri 1 società su 18 è a posto con i controlli. Le altre attendono.
Quante sono le società già iscritte nella White List
Badate bene, per la norma in essere, anche loro hanno pieno diritto di aggiudicarsi appalti pubblici. Possono anche fregiarsi di essere iscritte alla lista di aziende sane. Però i controlli devono essere ancora fatti. Riguardano le loro società, gli organismi apicali, i loro congiunti, le maestranze. Bisogna tener conto anche delle inchieste in corso, di fatti citati in ordinanze cautelari o sentenze di primo grado. Non bisogna trascurare frequentazioni che emergono dalla ricerca sullo SDI (Sistema d’Indagine) in uso alle forze dell’ordine.
La Coimec attende da 9 anni. La Dsv da 8, la Tecno come la CO. e SE Costruzioni e Servizi da 7.
A Roma sono 1.640 le società che attendono di essere iscritte e 539 quelle che attendono l’aggiornamento. Sono invece 1.232 quelle iscritte e con i controlli a posto. Il 36%. Una percentuale simile a Milano. A Palermo sono 381 le imprese richiedenti. Sono 489 quelle con l’aggiornamento in corso e 480 quelle con i controlli a posto. Il 35%.
Ho la forte preoccupazione che, con queste percentuali, la convinzione che le White List siano ancora degli strumenti utili stia scemando progressivamente.
Come sostenere il lavoro delle Prefetture
Le Prefetture mai si lamenteranno delle carenze di organico o degli eccessivi oneri.
Tra l’altro con la riforma di tre anni fa devono anche sostenere, proprio sulle informazioni antimafia, il contraddittorio prima di esprimere la loro decisione finale. È la politica che deve fare la battaglia per loro.
Sono convinto che esistano fior fior di agenzie private che potrebbero egregiamente svolgere quella mansione propedeutica e istruttoria che faciliterebbe la Prefettura e la DIA. Hanno libero accesso agli elenchi pubblici e ricorrono a fonti aperte, avendo a disposizione ordinanze e sentenze, senza per forza avere accesso allo SDI.
È tempo di scelte complesse che vadano a salvaguardare uno degli strumenti più efficaci e con le maggiori potenzialità che abbiamo attualmente per contrastare gli interessi criminali mafiosi e il riciclaggio.